Palermo

Sabato 23 Novembre 2024

La Gas, la cassaforte di Ciancimino e lo snodo negli affari

PALERMO. La società di metanizzazione Gas,  che tra gli anni '80 e gli anni '90 ha consentito affari  miliardari all'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, è  stata formalmente costituita da un funzionario regionale Ezio  Brancato, ritenuto dagli inquirenti socio occulto di Ciancimino.  Da anni al centro di indagini che hanno coinvolto i familiari di  Brancato, che è morto nel 2000, è tornata all'attenzione delle  Fiamme Gialle che hanno sequestrato ad Andorra, nel corso di  un'inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo, beni per un mln e  mezzo agli eredi dei Brancato. Moglie e figlie di Brancato, a cui nel 2013 furono  sequestrati beni per 48 milioni incassati dalla vendita della  Gas, avrebbero cercato di evitare il sequestro di gioielli e  soldi trasferendoli nel Principato.      Per gli inquirenti la Gas, che sarebbe stata sostenuta e  appoggiata anche dal boss Bernardo Provenzano, sarebbe stata lo  snodo di un giro di tangenti a politici siciliani. Socio occulto  dell'imprenditore era Vito Ciancimino mentre le quote azionarie  erano divise tra lo stesso Brancato e il tributarista Giovanni  Lapis, poi arrestato e condannato per avere riciclato nel gruppo  parte del «tesoro» miliardario di Ciancimino. Utilizzando  appoggi politici e mafiosi, la società si è sviluppata fino a  ottenere 72 concessioni per la metanizzazione di comuni  della Sicilia e dell'Abruzzo. Tra il 2003 e il 2004 l'azienda è stata ceduta a una holding  spagnola, la Gas natural, per 115 milioni di euro. L'operazione  sarebbe stata favorita, come ha ammesso Massimo Ciancimino  subentrato al padre, dalla distribuzione di tangenti a politici  siciliani. Dall'inchiesta affiorarono i nomi degli ex  ministri Saverio Romano e Carlo Vizzini e dell'ex assessore  regionale Salvatore Cintola (poi morto). La Procura di Palermo  ha ipotizzato il pagamento di tangenti legate alla concessione  di appalti che avevano fatto crescere il valore della società  Gas. Altre sarebbero state pagate come «contropartita» di un  provvedimento legislativo: la legge 350 del 24 dicembre 2003 che  previde per le aziende del gas un abbattimento dell'Iva e  contributi per i trattamenti pensionistici.     I politici chiamati in causa hanno sempre negato di avere  preso soldi in cambio di «favori». E alla fine le loro  posizioni sono state archiviate. È andata invece avanti  l'indagine sui legami tra le società del gruppo e personaggi di  mafia o comunque vicini a Cosa nostra.

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