PALERMO. Il web s' infiamma e la mobilità urbana di Palermo diventa il tema del giorno. Una bella opportunità per una città - ma forse potremmo dire per una regione - che di solito non mette il «merito» al centro delle scelte e più spesso si anima per accese dispute a forte connotazione politico -ideologica. Come dimenticare i toni virulenti dell'antica disputa, a Palermo, tra i fautori delle linee tram e quelli della metropolitana? Piuttosto, però, che continuare a discutere di soluzioni con impatto non immediatamente verificabile da parte degli utenti, la strada più costruttiva sembra essere quella di raccontare ai Lettori come ci si muove nelle altre città italiane. È un confronto penalizzante per Palermo e che mette in luce una serie di criticità che andrebbero considerate insieme all' eventuale istituzione della Ztl o alla realizzazione di nuove linee del tram. Una recente indagine Istat sul trasporto pubblico locale nei comuni italiani capoluogo di provincia offre una massa imponente d' informazioni. Le Ztl, per cominciare, sono in crescita e coinvolgono ormai la totalità del Nord e circa i tre quarti della città meridionali. Nel 2014, i capoluoghi di provincia in cui è attiva una Ztl erano 100 su un totale di 116. Per quanto riguarda le superfici interessate, le Ztl più estese sono quelle di Milano (15,2 km2), Palermo (7,7) e Roma (7,6); va detto però che Milano ha una superficie comunale più grande del 15% rispetto a Palermo, mentre Roma è quasi 8 volte più estesa. Sono dati che, da soli, difficilmente possono legittimare l' ampiezza della Ztl palermitana, ma forniscono comunque indicazioni utili. Ancora diversa è la situazione dei tram; le città italiane dotate di servizio tram sono appena dodici su 116, mentre i due terzi dell' intera rete italiana si concentrano nelle sole città di Milano e Torino, che hanno un' antica tradizione all' uso di questo mezzo. Se la diffusione del tram è in aumento, la metropolitana segna però una crescita ben più accelerata. L'espansione della rete metropolitana è risultata, infatti, del 47% negli ultimi cinque anni, mentre la crescita della rete tram è stata del 27%. Messi da canto tram e Ztl, va detto subito che la capacità del trasporto pubblico di soddisfare la domanda, viene convenzionalmente misurata dal numero dei posti-km offerti; questo particolare indicatore tiene conto, infatti, dell' estensione delle reti di trasporto pubblico, della numerosità e capacità dei mezzi impiegati e anche della frequenza del servizio. Emerge, così, un divario amplissimo tra nord e sud: quasi sei mila post-km nel nord e poco più di due mila nel Mezzogiorno. Sono numeri che in maniera inequivocabile fanno emergere una condizione di marginalità del trasporto pubblico nel Mezzogiorno. Scendendo più in dettaglio, i dati Istat mostrano il profilo medio delle città del Nord, dove il 53% dei cittadini si muove in autobus, il 33% in metropolitana l' 11% in tram/filobus. Di contro nel Mezzogiorno l' uso degli autobus riguarda l' 86% dei movimenti, la quota della metropolitana scende al 10% e quella di tram e filobus al 3%. Non si dispone di un dato puntuale su Palermo, ma è facile immaginare che il trasporto pubblico palermitano venga garantito, nella quasi totalità, dagli autobus. Anche se il numero degli utenti degli autobus nel Mezzogiorno supera ampiamente quello del Nord, tuttavia i «meridionali» dispongono di un numero di mezzi pubblici decisamente più basso. Nelle città del Nord si contano, infatti, 92 autobus ogni centomila abitanti, rispetto ai 56 del Mezzogiorno; inoltre, nella media nazionale il 22% dei mezzi pubblici è ecologico (metano, gas). Utilizzando dati del Comune di Palermo, si scopre però che ogni cento mila palermitani, gli autobus in esercizio sono appena 40 ed hanno un'età media di 10 anni, mentre la percentuale di quelli ecologici (metano) è poco significativa. I palermitani restano quindi ben lontani dai 150 bus per cento mila abitanti di Cagliari, Siena e La Spezia, come anche dalla media dei comuni del Nord che si attesta, come detto a 92 bus. Con il ricorso intenso al mezzo privato, non stupisce poi che gli autobus si muovano con velocità sicuramente più bassa; si passa, infatti, dai 17 Km/h dei grandi comuni ai 10 km/h di Palermo. A giudicare dall' andamento della spesa pubblica, non ci sono molti motivi di ottimismo per il futuro prossimo. Complice la crisi, la spesa in conto capitale, destinata essenzialmente alla realizzazione di nuove infrastrutture, all' ammodernamento di quelle esistenti e al rinnovamento e all' ampliamento del parco circolante, è scesa nella media nazionale da 68 euro a 41 euro pro capite. Ben diverso è risultato, invece, l'andamento della spesa corrente, passata da 97 a 137 euro pro capite (retribuzioni del personale e copertura di altri costi di produzione). Nel 2014 l' Istat registra, a livello nazionale, una ripresa della domanda di trasporto pubblico, che risale a 192 passeggeri per abitante, pur restando molto al disotto della media degli anni precedenti (218). Fra i grandi comuni italiani, la situazione siciliana è scoraggiante: Messina non raggiunge i 25 passeggeri per abitante mentre Palermo e Catania si collocano fra 35 e 45 passeggeri per abitante; siamo, nel caso di Palermo e Catania, al 20% della media nazionale. Per motivi di spazio, non possiamo elencare le innovazioni che riguardano la mobilità urbana nel nostro Paese e che si stanno rapidamente diffondendo; tra le più comuni si possono però ricordare i pannelli stradali a messaggio variabile per la diffusione di informazioni su traffico, viabilità e parcheggi, i sistemi di pagamento elettronico della sosta, i servizi di avvisi sul traffico via SMS, i siti web con informazioni su linee, orari e tempi di attesa, le paline elettroniche alle fermate con i tempi di attesa, i sistemi di bigliettazione elettronica e l' impiego sempre più comune dei cosiddetti «semafori intelligenti». Insomma, si fa presto a dire mobilità; tanti sono gli aspetti da considerare e portare a un confronto condiviso in una città come Palermo. Detto senza polemiche, la questione va di là dei soli tram e Ztl, che pure potrebbero rappresentare tasselli di una strategia generale che a oggi, comunque, appare ancora difficile da percepire.