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"Non era estorsione ma violenza privata", liberi Lauricella e Alioto

PALERMO. Secondo i giudizi non era estorsione ma "semplice" violenza privata. Il giudice Fasciana ha predisposto l'immediata sospensione dei domiciliari e assolto dall'accusa Mauro Lauricella e Gioacchino Alioto, imputati nel processo per estorsione nei confronti di Andrea Graffagnini, l'agente dei vip, al quale, secondo la procura, i due avrebbero estorto in passato 12 mila euro. Tesi che pero', secondo la sentenza, non ha trovato conferma.  Lauricella è stato condannato invece ad un anno di reclusione (pena sospesa) per l'accusa, più lieve, di violenza privata.

Caduto dunque il castello accusatorio del pm Maurizio Bonaccorso, che aveva chiesto 12 anni per Lauricella e 10 per Alioto. Le indagini erano state avviate dalla Procura di Palermo nell'ambito della ricerca del boss della Kalsa Antonino Lauricella, che all'epoca dell'inizio delle indagini era latitante ma, secondo gli investigatori, in contatto con il suo "erede", ovvero il figlio Mauro. Nell'inchiesta, condotta dagli uomini della Dia, è finito per essere coinvolto anche Fabrizio Miccoli, all'epoca attaccante e capitano del Palermo, nonchè amico intimo di Mauro Lauricella.

L'ex numero 10 rosanero in quell'inchiesta finì perchè, secondo gli inquirenti, il calciatore avrebbe fornito i suoi cellulari per "facilitare" le conversazioni tra Lauricella junior e Lauricella Senior. Ipotesi questa, pero', che è stata smentita quasi subito. Dai telefonini pero' nacque la vicenda della presunta estorsione ai danni di Graffagnini, per la quale Lauricella e Alioto finirono in carcere il 20 aprile del 2015, per poi essere trasferiti ai domiciliari.  Lauricella nel corso degli interrogatori, avrebbe detto di aver aiutato Miccoli per risolvere una questione riguardante alcune quote di una società, appartenente a terze persone, tra cui un fisioterapista, che aveva un credito nei confronti di sei persone, tra cui Graffagnini.

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