PALERMO. “Il fatto non costituisce reato”. Con questa motivazione sono stati assolti il presidente di Banca Nuova Marino Breganze (assistito dagli avvocati Giovanni Rizzuti ed Enrico Ambrosetti) e il direttore dell'area commerciale Rodolfo Pezzotti (assistito dall’avvocato Claudio Gallina Montana), entrambi accusati di usura bancaria. La procura di Palermo aveva chiesto la condanna a tre anni e tre mesi per entrambi. Il processo ha coinvolto anche l’ex direttore generale dell’istituto di credito Banca Nuova, Francesco Maiolini, condannato a otto mesi con il rito abbreviato nei mesi scorsi. Secondo l'accusa, gli indagati "non impedivano, pur avendo l'obbligo giuridico di evitarlo, che fossero pretesi e applicati interessi usurari". In particolare, sarebbe stato sforato il tasso soglia di interessi applicabile. Il tasso viene valutato trimestralmente. La banca, secondo i pm, avrebbe applicato tassi superiori alla soglia sulla 'commissione di scoperto'. Furono gli stessi titolari dei conti a denunciare la banca per fatti commessi tra il 2009 e il 2010. L'inchiesta è quella che ha coinvolto anche l'ex procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Maiolini, infatti, aveva chiamato alcuni magistrati per avere informazioni sull'indagine in corso e avrebbe così appreso dal procuratore di Palermo notizie che in teoria non avrebbe dovuto conoscere. Il procuratore, poi indagato per violazione del segreto istruttorio a Caltanissetta, si è sempre difeso dicendo di avere detto a Maiolini cose di cui era già a conoscenza avendo ricevuto l'avviso di conclusione d'indagini. L'inchiesta a carico di Messineo fu poi archiviata su richiesta della stessa procura di Caltanissetta. Archiviata anche la procedura che fu avviata dal Csm per il trasferimento d'ufficio di Messineo.