PALERMO. L'operazione "Bingo Family" dei carabinieri del Ros che ha portato all'arresto di Cosimo Vernengo, il fratello Giorgio e di Paola Durante, ex gestore del bar, parte dalla denunce del deputato regionale Giuseppe Gennuso (Grande Sud-Pid Cantiere Popolare) e del figlio Riccardo, che si presentarono ai carabinieri del comando provinciale di Palermo e raccontarono di problemi nella gestione della sala bingo Magic Star, nel quartiere Guadagna.
I due avevano rilevato l'azienda nel luglio del 2015 ed erano vessati da due fratelli.
La vigilia di Natale sempre ai carabinieri si presentò Leonardo Burgio, contitolare della sala bingo e attuale sindaco del Comune di Serradifalco. Il sindaco dichiarò di essere stato contattato da due giornalisti della trasmissione "Le Iene" che, nel corso di un generico colloquio sulla lotta alla mafia, gli avevano chiesto se nella sua precedente attività avesse aderito a richieste estorsive.
Il sindaco disse di no, ma i giornalisti ribadirono che Gennuso aveva raccontato di essere stato vittima di richieste estorsiva da parte dei Vernengo. La richiesta di messa a posto era di 50 mila euro. Il deputato regionale avrebbe raccontato anche di incontri finalizzati a raggiungere un compromesso tra il Giorgio e il figlio Riccardo che, esasperato dalla vicenda, aveva deciso di allontanarsi da Palermo, affidando la gestione della sala a Sergio Boccaccio.
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