PALERMO. Si è costituito nel carcere Pagliarelli, a Palermo, Fabio D'Atria, 25 anni: era sfuggito agli arresti lo scorso 23 maggio nell'operazione «Maqueda» che portò in carcere nove persone accusate di far parte, a vario titolo, di un gruppo che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballarò, autori di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale. Gli arrestati sono considerati vicini alle famiglie mafiose di Palermo Centro. Il provvedimento era stato firmato dal gip Nicola Aiello. Le indagini della Squadra mobile avevano avuto un decisivo impulso dopo il fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio del gambiano Yusupha Susso. Un'aggressione che aveva provocato una reazione a catena tra i commercianti, che hanno rotto il muro di omertà che andava avanti da anni e a denunciare le tante violenze subite agli investigatori. Il gip Nicola Aiello ha poi convalidato otto dei nove fermi eseguiti dalla polizia nell'ambito dell'operazione Maqueda, rimettendo in libertà Emanuele Campo. Agli arresti sono finiti Alessandro Cutrona, Vincenzo Centineo, Giuseppe Rubino, Giacomo Rubino, Giovanni Castronovo, Alfredo Caruso, Carlo Fortuna, Bruno Siragusa. Il gip ha accolto anche la richiesta di custodia cautelare in carcere avanzata dal pm nei confronti di Santo Rubino, di anni 48, già detenuto in quanto condannato per spaccio di stupefacenti e di Emanuele Rubino, di anni 28, in regime restrittivo accusato del tentativo di omicidio di Yusupha Susso avvenuto il 2 aprile scorso. L'accusa è quella di aver minacciato e costretto a pagare il pizzo per anni ad un gruppo di commercianti di extracomunitari, più precisamente del Bangladesh, che hanno denunciato tutto grazie anche al sostegno di Addiopizzo.