PALERMO. Ha fatto i nomi di bar, ristoranti, gioiellerie, negozi di calzature e persino alberghi, attività che si trovano in viale Strasburgo e via Libertà a Palermo e nelle strade limitrofe alla via dello shopping che pagavano il pizzo. Ha riempito verbali anche sull'omicidio di Giovanni Bonanno, fatto sparire col metodo della lupara bianca, l'11 gennaio 2006. Ha spiegato di essersi occupato di estorsioni per conto della famiglia di Resuttana all'epoca in mano al boss Tanino Fidanzati. Eppure Maurizio Spataro non è mai stato processato per mafia.
E' successo oggi, a cinque anni dalla condanna definitiva per tentata estosione aggravata. L'avviso di conclusione indagini sul 416 bis è arrivato a febbraio 2014 e oggi è stata fissata l'udienza davanti al gup Lorenzo Matassa. Il collaboratore (assistito dall'avvocato Valentina Tranchina), che fra pochi giorni uscirà dal programma di protezione, ha patteggiato la condanna a due anni, pena sospesa.
La condanna andrà a sommarsi, con il meccanismo della continuazione, a quella per l'estorsione (un anno e due mesi). Spataro si è infatti autoaccusato di essersi occupato delle estorsioni in danno di Piero Caccamo, parrucchiere di viale Strasburgo, degli esercizi commerciali Di Martino. "Sono al corrente - disse - delle estorsioni in danno di Palumbo e Gigante e di Giglio In, che versa 18.000 euro l'anno tramite il suo giardiniere".
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