PALERMO. Per otto anni, a più riprese, Francesco Tramuto, titolare di una piccola impresa di rimessaggio e vendita di imbarcazioni, avrebbe avuto a che fare – suo malgrado - con la famiglia Fidanzati, incontrando perfino Gaetano mentre era latitante. “Non sapevo che fosse lui”, ha spiegato Tramuto che questa mattina ha deposto alla quarta sezione del Tribunale nel processo ai fratelli Epifanio e Daniele Aiello e Sergio Russo, titolari di ditte di costruzioni che sarebbero stati imposti dai boss dell’Arenella all’imprenditore. “Le cose per me non sono cominciate bene – ha detto Tramuto – Già quando acquistai un locale in viale Regione Siciliana per la mia attività vennero delle persone, da me denunciate e poi arrestate, che mi rubarono un gommone e mi chiesero poi 15 milioni di lire per riaverlo. Intorno al 2000 entrai in trattative per comprare uno scantinato all’Arenella. Venne da me un certo Fontana. Mi disse che potevo finalizzare l’acquisto, di stare tranquillo. Che mi avrebbe garantito Fidanzati”. I contatti con i Fidanzati in carne e ossa cominciarono poco dopo, nel 2002, quando iniziarono i lavori di ristrutturazione del capannone. “Mi è stato chiesto se avevo bisogno di personale e poi se potevo dare dei soldi per i carcerati. Risposi che non avevo denaro”, ha proseguito Tramuto. “Ma Stefano Fidanzati poi tornò quando mi diedero la concessione al porticciolo all’Arenella per uno spazio – ha spiegato – Per i lavori di escavazione mi sarei dovuto rivolgere alla ditta Epidan riconducibile a Daniele Aiello. Non avevo scelta. Assunsi anche del personale che mi segnalava Fidanzati. Mi chiese anche di prendere una persona che era ai domiciliari”. La “collaborazione” con la Epidan sarebbe avanti per altri lavori, fino a quando – durante altre opere al porto dell’Arenella – Tramuto si accorse che veniva sbancato in mare materiale di risulta. Per questa vicenda ha avuto anche un sequestro per disastro ambientale. “Dissi a Daniele Aiello che non volevo che continuasse i lavorare – ha concluso – Così Fidanzati mi chiamò scusandosi e dicendomi che a proseguire i lavori sarebbe stata la Dian. In questo caso ebbi contatti con Epifanio Aiello e Sergio Russo”.