PALERMO. Si è conclusa nell’estrema periferia palermitana la fuga di due “topi d’auto” che, dopo un rocambolesco inseguimento, anche autostradale, avevano cercato rifugio allo “Zen 2”, quartiere di residenza di almeno uno dei due fuggitivi, per altro l’unico, allo stato, identificato e tratto in arresto.
Si tratta di Andrea Colombo, 26enne di via Rocky Marciano, già gravato da numerosi precedenti di polizia. L’operazione che ha portato al suo arresto ha coinvolto numerose pattuglie della Polizia di Stato, segnatamente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico ed ha visto partecipare anche i Carabinieri.
La vicenda che ha avuto il suo epilogo allo “Zen 2”, aveva avuto prologo a Carini dove un cittadino che stava rientrando a casa a bordo della sua vettura, aveva incrociato un altro mezzo di sua propriaetà, una fiat Panda ultimo modello, guidato da uno sconosciuto, nell’atto di abbandonare il parcheggio condominiale. Il cittadino aveva invertito la sua marcia, mettendosi all’inseguimento del mezzo rubatogli, a sua volta “scortato” da altra vettura, una fiat Punto guidata, plausibilmente, da un complice.
I tre mezzi hanno dato vita ad un pericoloso inseguimento, anche autostradale, che si è dispiegato lungo l’intero asse stradale ed autostradale che da Carini conduce al popolare quartiere palermitano. Il proprietario del mezzo rubato, poco prima di fare ingresso nel capoluogo aveva lanciato l’allarme alle Forze dell’Ordine; alcune pattuglie si sono, quindi, dirette allo “Zen 2”, poco dopo l’avvenuto ingresso dei due mezzi con a bordo i due malviventi. La vettura rubata sarebbe stata ritrovata in via S.Nicola dopo avere violentemente impattato su un palo dell’elettricità, mentre la Fiat Punto sarebbe stata intercettata dalla Polizia di Stato in via Tazio Nuvolari.
Gli agenti, senza mai perdere di vista il guidatore, poi identificato per Colombo, lo avrebbero visto uscire dall’abitacolo, inseguito, raggiunto ed ammanettato dopo una violenta colluttazione. Colombo risulta recluso presso la locale casa circondariale. Indagini sono in corso per risalire all’identità del complice, probabilmente rifugiatosi nei vicini “casermoni” di edilizia popolare .
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