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Ballarò, le denunce degli immigrati:
"Eravamo stanchi di subire
ma ora non lasciateci da soli"

PALERMO. Erano stanchi di subire minacce, furti e intimidazioni ogni qualvolta si rifiutavano di pagare i loro estorsori. La paura di subire ritorsioni, però, li ha fatti tacere per anni. Nell'ultimo periodo  la situazione era diventata insostenibile tanto che ad essere presi di mira erano talvolta i clienti degli esercizi commerciali. Alla rassegnazione e alla paura, i commercianti di via Maqueda, molti dei quali del Bangladesh e dello Sri Lanka ma non mancano gli italiani, avevano deciso di rispondere organizzandosi e chiedendo maggiore sorveglianza e supporto a Comune e forze dell'ordine. Ad aprile nasce così una petizione, firmata da oltre 100 commercianti presentata al sindaco, in cui viene fuori la difficile situazione in cui tutti i giorni i negozianti erano costretti a lavorare e vivere.

"E' stato un lavoro lungo e faticoso - racconta MD Alamin, consigliere della Consulta delle culture, rappresentante della comunità del Bangladesh, a cui appartiene la maggior parte dei commercianti che hanno denunciato, e che ha seguito in prima persona la raccolta firme -. Molti di loro avevano paura e temevano per la loro incolumità. Credevano di essere soli e che nessuno li avrebbe protetti. Dopo una lunga attività di sensibilizzazione, in centinaia, compresi palermitani, hanno deciso di aderire. Nella petizione chiedevamo maggiore sicurezza, come il rafforzamento dell'attività di pattugliamento in zona e l'installazione di impianti di videosorveglianza vicino ai negozi".

Intanto, i furti continuano e alcuni commercianti stranieri sembrano essere diventati facile obiettivo di estorsioni e rapine. Nell'ultimo mese, gli episodi diventano sempre più frequenti. I negozianti così iniziano a prendere in considerazione l'ipotesi di denunciare. Grazie all'attività di mediazione degli operatori di Addiopizzo, che più volte avevano cercato di spingerli a collaborare con la polizia, i commercianti iniziano a denunciare, dando un contributo importante alle indagini attraverso la ricostruzione di fatti ed eventi. Testimonianze che hanno dato impulso all'operazione della squadra mobile di Palermo, che lunedì scorso ha arrestato dieci persone accusate di fare parte di un gruppo criminale che  minacciava ed estorceva denaro ai commercianti stranieri della zona.

Dopo il blitz, Alamin rilancia: "I commercianti hanno fatto la loro parte, adesso è necessario che siano tutelati. Le forze dell'ordine non devono lasciarli soli. Chiedo che venga mantenuta alta la sorveglianza. Hanno bisogno del sostegno di tutti, soprattutto della cittadinanza".

"Un segnale che testimonia come la comunità bengalese sia bene integrata con la parte sana della città, quella legata ai valori della legalità". Valori che Alamin racconta di avere fatto suoi, proprio dal momento del suo arrivo in città, nel 1992, "quando a Palermo si urlava giustizia per le stragi in cui furono uccisi i giudici Falcone e Borsellino. E' in questi valori che io e  i miei connazionali crediamo. La città deve vederci come una risorsa, un valore aggiunto. Noi crediamo nella legalità e quello che è successo ne è la prova concreta".

"A Ballarò e a Palermo  vivono tantissime brave persone, italiane e immigrate, che rappresentano la maggioranza della popolazione  che si contrappone ogni giorno a quella piccola minoranza di criminali, siano essi italiani o immigrati - dice Adham Darawsha, presidente della Consulta delle culture -.  Siamo tutti insieme  in una lotta comune contro la criminalità e per  la costruzione di una città civile.  E in questa lotta non ci sono eroi, ma persone semplici che vivono quotidianamente la loro vita nel rispetto della legge".

 

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