PALERMO. "Se vuoi aprire il negozio senza problemi, devi pagare". Un ritornello che gli extracomunitari di Ballarò conoscevano a menadito, per forza di cose. Se volevi lavorare e vivere in quel quartiere, soprattutto se venivi da molto lontano, quella era l'unica strada.
L’attività svolta degli investigatori della sezione omicidi della Squadra Mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Riperti, svela uno spaccato della realtà criminale del centro cittadino molto cruento, fatto di violenza e paura. Le attività illecite del gruppo criminale andavano avanti da almeno quattro anni, ma i cittadini stranieri non avevano mai trovato il coraggio di raccontare i soprusi patiti.
Gli stessi subivano continuamente rapine e violenze private. Una delle regole principali imposte dal sodalizio era, appunto, “se vuoi aprire il negozio, senza avere problemi, devi pagare”. Una volta avviata l’attività, i commercianti erano obbligati a versare il denaro con una cadenza settimanale, altrimenti per loro erano guai.
Il gruppo criminale controllava pienamente la zona e fondava il proprio potere sul timore che procurava all’intera comunità di stranieri. Chi non rispettava i malviventi rischiava pesanti ritorsioni, che andavano dalle minacce aggravate, anche dalla disponibilità di numerose armi, a veri e propri pestaggi.
"Usanze" durate fino al tentato omicidio di Yusupha Susso, avvenuto agli inizi di aprile. Un qualcosa che, evidentemente, ha scatenato una violenta, e salutare, reazione di tutti gli immigrati di Ballarò, che probabilmente hanno deciso che la misura era colma e che non si poteva più continuare in questo modo.
Dopo i primi tentennamenti dovuti alla paura e al terrore, facendosi forza l’un l’altro, hanno rotto il muro di omertà che andava avanti da anni ed hanno deciso, coraggiosamente, di raccontare la loro “odissea”.
In poco tempo si sono susseguite numerose denunce che hanno messo in luce decine di reati subiti dai cittadini stranieri. Di fatto, i cittadini stranieri del quartiere erano impossibilitati a svolgere liberamente la loro professione ma, anche, a vivere serenamente la loro vita privata, in quanto le minacce erano rivolte, spesso, anche ai loro familiari.
Dai racconti, infatti, delle vittime emerge chiaramente la paura che le portava, addirittura, per evitare di incontrare i criminali appartenenti a questo gruppo o semplicemente per evitare di incrociare i loro sguardi, a mutare radicalmente le proprie abitudini di vita. Un sodalizio che si è distinto per numerose attività illecite, tra le quali le estorsioni ed i reati predatori, ad esempio le rapine, molto frequenti nella zona, in considerazione della significativa presenza di turisti.
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