PALERMO. Dopo anni di minacce e strane storie, fallimenti e parentele "pericolose", Angelo Niceta, ex rampollo di una delle famiglie più ricche e famose di Palermo, ha deciso di vuotare il sacco. Lo ha fatto prima parlando con la Finanza e con il pm Piero Padova, raccontando nel 2013 le vicende imprenditoriali della sua famiglia, titolare di una catena di negozi di abbigliamento fin dagli anni Settanta, e poi a fine 2015 con il magistrato Nino Di Matteo, focalizzando i suoi ricordi sulle conoscenze dei suoi cugini, Piero e Massimo (figli di Onofrio) che frequentavano i Guttadauro e in particolare Francesco e Maria, figli di Filippo e Rosalia Messina Denaro. A loro volta i Guttadauro vedevano spesso i parenti della madre e anche il super latitante Matteo Messina Denaro.
Su questi ultimi ricordi si è focalizzata la deposizione di Angelo Niceta al processo Stato-mafia. "Nel 2011 seppi che Massimo e Piero Niceta - ha spiegato - si erano visti con Francesco Guttadauro e Matteo Messina Denaro. Me lo fecero capire. C'era stato un incontro, ma non so dove".
Niceta ha iniziato infatti a collaborare con la giustizia rivelando che lo zio Mario era in affari con i boss di Brancaccio Guttadauro. Sarebbero stati i legami con Cosa nostra a convincere il padre di Angelo, Onofrio, a rompere con il fratello Mario. Angelo Niceta ha tirato in ballo anche i cugini Massimo, Piero che, dopo la morte del padre Mario, hanno ereditato il patrimonio finito sotto sequestro.
"Negli anni '90 - ha proseguito - mio cugino Piero mi disse che Bernardo Provenzano andava a trovare il padre Mario Niceta a Mondello. Successivamente nel 2003 mi è stato raccontato da Nicola Patti, un impiegato di un negozio Benetton in via Roma, che una volta era venuto Mario Niceta con un'Alfa 6 e una ragazza che gli era stata presentata da Provenzano e che doveva lavorare lì".
Sugli affari con i Guttadauro, Niceta ha raccontato che se ne parlava anche ai matrimoni. Il business era al centro di ogni discorso. "I miei cugini - ha detto - sono stati sempre spavaldi e spacconi. Hanno sempre mantenuto i rapporti con la famiglia Guttadauro. Al matrimonio di mio cugino Massimo ho visto a Francesco Guttadauro e la sorella Maria. Dissero: 'Oggi facciamo la festa ma anche business'. So che si discusse con i Guttadauro per l'apertura di un nuovo centro commerciale a Brancaccio. Vicino a un campo di bocce, si aprirono le planimetrie e mio cugino Massimo disse a Francesco Guttadauro: 'Già vi siete presi 40 milioni di euro per la vendita dei terreni. Lui rispose che i soldi se li dovevano spartire in tanti e che erano già finiti. I Guttadauro avevano il pieno controllo del centro commerciale. Avevano incassato con prestanome vari 40 milioni per la vendita dei terreni e decidevano loro chi doveva entrare".
Niceta ha anche parlato degli incontri che sapeva c'erano stati tra Vito Ciancimino e Bernardo Provenzano negli anni '90. "Sapevo che si erano visti - ha spiegato - in uno stabile della Parabancaria, in cui era socio anche Mario Niceta. Credo che utilizzassero gli uffici della Parabancaria in piazza unità d'Italia".
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