PALERMO. Invece di ossigeno gli diedero del gas: l’azoto. Così un bimbo appena nato avrebbe subito dei danni gravissimi e irreparabili al cervello. Una circostanza che risalirebbe al 28 ottobre del 2010 al Policlinico di Palermo ma ancora non è stata emessa nemmeno la sentenza di primo grado.
Oggi c’è stato il quarto cambio di giudice in tre anni (il processo è cominciato il 13 marzo del 2013) e si viaggia verso la prescrizione per i tre imputati che rispondono di lesioni colpose davanti al giudice monocratico. Il reato si prescrive infatti in sette anni e mezzo. Ne rimangono due per arrivare alla sentenza definitiva. Praticamente impossibile.
Secondo le indagini, il bimbo nato in anticipo di circa sei settimane venne intubato per ricevere ossigeno, ma nell’impianto scorreva protossido di azoto, un gas anestetizzante che il neonato avrebbe respirato per 68 secondi. Tutto sarebbe accaduto, secondo gli inquirenti, per una svista durante i lavori all'impianto del reparto.
Un errore per il quale sono imputati anche per l'omesso collaudo sull'apparecchiatura il direttore del dipartimento materno-infantile del Policlinico, Enrico De Grazia, il geometra e tecnico del Policlinico, Aldo La Rosa, direttore dei lavori realizzati sull'impianto, e Francesco Inguì, titolare della Sicilcryo srl di Marineo, che aveva eseguito i lavori.
Il processo a tre anni dall’inizio, dopo due anni e mezzo di indagini coordinate dal sostituto procuratore Gianluca De Leo, conta pochissime udienze effettive e quattro giudici. Adesso tocca a Marcella Ferrara e la prossima udienza è fissata per il 24 maggio.
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