PALERMO. "Sono stato adottato dal comando dei vigili urbani. Sono entrato in quella caserma quando avevo 10 anni. Mio padre Michele era il barbiere della polizia municipale. Gli agenti dovevano uscire con la barba fatta e i capelli in ordine, per questo la barberia era autorizzata e prevista. Quando è andato via mio padre la stanza non era più disponibile e mi hanno detto di mettermi nel bagno in attesa di regolarizzare la mia posizione". Lo dice all'ANSA Luigi Giudice, 47 anni, il barbiere "abusivo" del comando dei vigili urbani di via Dogali a Palermo. "Sono senza lavoro da un anno e mezzo. Ho due figli. Quello di 9 anni è invalido, mia moglie è casalinga e io devo campare la famiglia. Al comando mi conoscono tutti da anni. Da un anno e mezzo avevo affisso quel cartello con gli orari. Non avevo un tariffario'' spiega. ''I vigili mi davano quello che volevano. Qualcuno mi faceva la spesa e mi dava vestiti per mio figlio - aggiunge Giudice - Ho bisogno solo di lavorare. Questa storia sta distruggendo l'unica entrata che avevo. Io ho bisogno solo di un lavoro. Forse chiedo troppo in questa società". Il barbiere dice di avere tutto pronto per prendere il posto del padre: "Avevo tutta la documentazione in regola - aggiunge -. Poi alla fine per me al comando non c'è stato posto e mi hanno detto di mettermi nel bagno. Io parlavo con qualcuno della segreteria dei vari comandanti che si sono succeduti, Pedicone, Di Peri e Messina per chiedere di essere regolarizzato, ma non mi è arrivata mai nessuna risposta".