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Omicidio Mazzè allo Zen, i due presunti killer scelgono il rito abbreviato

PALERMO. Hanno scelto il rito abbreviato Stefano Biondo e Fabio Chianchiano, i due presunti killer di Fabio Mazzè, il pregiudicato che è stato ucciso allo Zen a marzo scorso, così come i due che li avrebbero agevolati: Rosario Sgarlata e Claudio Viviano. Tutti saranno processati a fine maggio. Questa mattina si sono costituiti parte civile la moglie e i due figli minorenni, con l’assistenza dell’avvocato Maurilio Panci, e gli altri due figli della vittima: Paolo Mazzè, difeso da Ezio De Benedictis, e Antonietta, assistita da Dimitri Di Giorgio.
Biondo e Chianchiano, secondo la Procura, sarebbero stati i killer che fecero fuoco sulla vittima. Il pm contesta ad entrambi anche la detenzione illegale di armi e l'avere sparato contro l'abitazione di Michele Moceo, amico di Mazzè che doveva essere il secondo obiettivo del commando.

Il delitto sarebbe stato determinato dalla violenta lite scoppiata tra Fabio Chianchiano e uno dei nove fratelli di Mazzè, in un bar dello Zen. Le telecamere del locale ripresero la scena. Qualche ora dopo Mazzè fu affiancato da un'auto blu con due persone a bordo che scesero e gli spararono.

Un'esecuzione in piena regola. La vittima fu colpita alla testa e il proiettile gli trapassò il cranio, ma non morì subito. Casualmente passò un'ambulanza chiamata dai familiari di un anziano che si era sentito male. Il mezzo venne fermato e Mazzè fu soccorso, ma morì all'ospedale Villa Sofia. Qualche ora dopo due uomini col volto coperto da un cappuccio - per gli inquirenti anche in questo caso sono Chianchiano e Biondo - si presentarono a casa di Moceo, anche lui, come Mazzè a cui era legatissimo, con precedenti in indagini di mafia, e spararono contro la sua abitazione.

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