PALERMO. La maggior parte dei 62 arrestati nell’operazione Brasca 4.0, messa a segno dai carabinieri mercoledì scorso, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere negli interrogatori di garanzia davanti al gip. Chi ha parlato lo ha fatto per difendersi dalle accuse come Alfredo Giordano, direttore di sala del teatro Massimo di Palermo. "Non sono un mafioso – ha detto al giudice - con quelle persone, che conoscevo da bambino, intrattenevo dei rapporti innocenti". Ma qualcosa potrebbe venire fuori dalle perquisizioni fatte dai militari nelle abitazioni e negli altri luoghi di ritrovo dei presunti mafiosi. Sono stati sequestrati telefonini, computer e documenti su cui proseguono gli accertamenti della Procura. Potrebbe rivelare dei particolari interessanti un quaderno sequestrato a uno dei presunti cassieri del clan di San Giuseppe Jato. Le cifre poste accanto ad alcuni nomi potrebbero portare all’individuazione di altri imprenditori taglieggiati, ricostruendo il giro d’affari di Cosa nostra sul territorio.