Venti colpi sparati, a fare fuoco anche la donna: la ricostruzione del delitto di Falsomiele
PALERMO. Non solo avrebbe partecipato all'omicidio di Falsomiele, ma avrebbe anche sparato. Adele Velardo, la moglie di Carlo Gregoli, fermato per duplice omicidio secondo gli inquirenti avrebbe premuto il grilletto contro le vittime, Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, ammazzati ieri a Palermo in pieno giorno. Lo credono gli investigatori che attendono comunque l'esito degli esami balistici, ma sospettano di un ruolo «attivo» della donna, esperta tiratrice, nell'agguato. A spingere gli investigatori alla conclusione è l'analisi della scena del delitto e in particolare i fori trovati, in tutto una ventina, e i bossoli recuperati, circa 6. "Superteste ha visto il colpo di grazia". Ha sentito gli spari, ha rallentato e accostato l'auto in un piccolo spiazzo, poi è tornato sui suoi passi per spostarsi nuovamente avanti in un secondo momento. E dallo specchietto retrovisore ha visto un uomo alto - la descrizione fisica e dei vestiti indossati dal killer corrisponde a quella di Carlo Gregoli, fermato la scorsa notte - sparare il colpo di grazia alla nuca alla vittima, Vincenzo Bontà. C'è un supertestimone che ricostruisce parte della dinamica del duplice omicidio di Bontà e dell'amico Giuseppe Vela, trucidati a colpi di calibro 9 ieri in via Falsomiele a Palermo. L'uomo, interrogato a lungo dalla polizia, passava per caso per la stradina in cui è avvenuto il delitto. Oltre al suo racconto gli inquirenti hanno le immagini di una fotocamera che riprende l'auto dei presunti killer, Carlo Gregoli e sua moglie Adele Velardo, immettersi dalla stradina di casa in via Falsomiele ed allontanarsi. Poi nelle immagini compare la fiat 500 delle vittime seguita dal Suv della coppia che ricompare. Le due macchine proseguono fuori inquadratura. Ma la fotocamera immortala la macchina del testimone che avanza e si ferma. E, infine, torna a riprendere il fuoristrada che a marcia indietro percorre nuovamente la viuzza che termina a casa della coppia. Emergono nuovi particolari anche su Carlo Gregoli, e a fornirli agli inquirenti è stata proprio la moglie. Secondo quanto raccontato dalla donna, infatti, l'uomo era da tempo in cura da uno psichiatra. Una circostanza comunque che non gli ha impedito di avere con tanto di autorizzazione diverse armi.. La Procura - le indagini sono coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dai pm Claudio Camilleri e Sergio Demontis - stanno tentando di accertare il movente di un delitto ancora poco chiaro. Se paiono ormai acclarate le responsabilità dei due coniugi, insospettabili con una passione per le armi, tanto da indurre i magistrati a disporne il fermo, tutto da verificare è cosa abbia spinto la coppia ad uccidere. I vicini di casa dei killer e delle vittime, che avevano terreni confinanti, hanno raccontato di tensioni vecchie tra Bontà e Gregoli che i pm stanno verificando. Nel provvedimento di fermo, che poggia sulle immagini di una videocamera che ha ripreso la coppia seguire l'auto delle vittime, e soprattutto sul racconto di un supertestimone che ha assistito all'esecuzione, si parla di «gravi indizi di colpevolezza» a carico dei due.