PALERMO. Quando, con l’operazione «Apocalisse», il 23 giugno 2014, ha visto finire in cella il rampollo del clan dell’Acquasanta, Vito Galatolo (oggi collaboratore di giustizia) e uno dei suoi presunti bracci operativi, Francesco Graziano, il noto avvocato civilista Marcello Marcatajo avrebbe iniziato a temere - e non poco - anche per sé. Perché - come sostiene la Procura di Palermo, che ne ha ottenuto l’arresto martedì per riciclaggio, intestazione fittizia di beni e peculato, aggravati - il legale sarebbe stato al loro servizio.
«L’avvocato com’è?», chiede alla moglie Graziano in un colloquio in carcere ad appena una settimana dal blitz. «Sconvolto per te - risponde la donna - scioccato, proprio scioccato, scioccato». Anche perché erano stati sequestrati dei documenti e «erano dell’avvocato Mecata…», dice ancora la moglie.
Il 19 novembre 2014, l’avvocato si sfoga con un collega che gli consiglia: «Devi chiudere assolutamente!» e lui: «Devo chiudere e devo prendermi i soldi, il problema è cosa mi faranno…».
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