PALERMO. La Procura crede che la ricercatrice libica, arrestata e scarcerata a Palermo alla vigilia di Natale, fosse consapevole di fare propaganda su Facebook per organizzazioni integraliste vicine ad Al Qaeda.Ed è convinta che la sua difesa sia poco credibile: «Sono contro la violenza, io mi informavo per vedere se questi gruppi appartengono a Daesh (la traduzione araba del nome Isis, ndr), li criticavo, ho scritto anche su Facebook contro di loro...» ha detto la donna nella sala interrogatori del carcere di Pagliarelli.
Ecco il verbale del faccia a faccia tra Khadigaa Shabbi, 45 anni, studentessa di Economia aziendale, un dottorato di ricerca alla facoltà di Economia di Palermo, e il sostituto procuratore Gery Ferrara, pm della Dda di Palermo che si occupa di terrorismo. È il 22 dicembre scorso. Il confronto si svolge davanti al gip Fernando Sestito, che dopo il fermo della donna al termine di un’indagine della Digos, dispone di non convalidare la misura cautelare decidendo l'obbligo di dimora nella sua casa dell’Albergheria. Una decisione contro cui ha fatto ricorso la Procura, che la accusa anche di aver avuto contatti con foreign fighters, tornati in Belgio e Gran Bretagna dopo aver combattuto in Libia e Medio Oriente: il Riesame ha fissato l’udienza per venerdì 15.
Secondo i titolari dell’inchiesta - il procuratore Franco Lo Voi, l’aggiunto Leonardo Agueci, il sostituto Ferrara - la donna, monitorata per alcuni mesi, ha contatti con esponenti del terrorismo, condivide pagine che inneggiano ai jihadisti con immagini e slogan di fazioni armate della Libia del dopo-Gheddafi.
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