PALERMO. Una sentenza del Tar potrebbe cambiare per sempre uno dei concetti principali legati al «verde storico» della città. Si è sempre andati avanti col principio che gli edifici che sorgono in questi spazi non possono essere demoliti, ma al massimo ristrutturati. Ebbene, l’ultimo giudizio del Tribunale amministrativo ribalta questo principio, in particolare su un preciso aspetto. Se, infatti, non ci sono i margini di ristrutturazione dell’edificio esistente, allora sono consentite la demolizione e la ricostruzione. Il precedente che da ora in poi farà giurisprudenza nasce dal caso di un complesso immobiliare in via Messina Marine, che un tempo faceva parte della ex Vetreria Caruso, acquistato nel 2005 dalla ditta Giuseppe Monti Costruzioni srl. Si tratta di un’area ricadente nel piano regolatore in zona B2 classificata «netto storico». La vicenda nasce da un edificio all’interno di questo complesso giudicato a rischio dai vigili del fuoco, che nel 2006 emettono un’ordinanza di demolizione e messa in sicurezza. Il rapporto dei vigili del fuoco spinge l’impresa prima a presentare al Comune (sono gli anni dell’amministrazione Cammarata) un’istanza di concessione edilizia e progetto di demolizione e ricostruzione e poi a presentare richiesta di nulla osta alla Soprintendenza ai Beni culturali ed ambientali. In entrambi i casi a valere è stato il principio del silenzio assenso. La Soprintendenza nel marzo 2007 si è pronunciata tardivamente con un diniego di nulla osta che veniva impugnato e annullato con sentenza del Tar dell’agosto 2007. È la prima tappa giudiziaria di tutta la vicenda. DAL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA. PER LEGGERE TUTTO ACQUISTA IL QUOTIDIANO O SCARICA LA VERSIONE DIGITALE