PALERMO. Oltre che infliggergli dieci mesi ciascuno, con la pena sospesa, il giudice ha condannato nove impiegati regionali, ritenuti assenteisti, anche alla confisca per equivalente del maltolto: il danno era però contenuto e dunque pagando fra 250 e 750 euro a testa gli imputati eviteranno che lo Stato si impadronisca delle loro televisioni o di qualche mobile antico.
Ma la decisione del giudice monocratico della quinta sezione del tribunale di Palermo, Fabrizio Anfuso, ha una forte valenza simbolica, perché ad essere preso di mira, nel processo chiuso ieri con la sentenza, era stato un ufficio spesso al centro di polemiche, quello che si occupa dei diritti del detenuto e ha sede in via Magliocco.
Anche dopo il blitz con cui la Guardia di Finanza aveva denunciato per truffa aggravata tutto l’ufficio (compreso il dirigente Lino Buscemi, la cui posizione era stata poi archiviata, per l’infondatezza della contestazione), c’erano state polemiche durissime tra l’allora garante, Salvo Fleres, autore di alcune segnalazioni contro i suoi impiegati, e lo stesso Buscemi, che rispondeva di concorso nella truffa e di omessa denuncia.
Le condanne riguardano Giuseppe Anello, Aurelio Antonio Buscemi, Emanuele Cosenza, Lamberto Cosenza, Giuseppe Maria Di Leonardo, Vita Di Noto, Michelina La Cagnina, Maria Solaro e Massimo Vitale. Sono difesi dagli avvocati Mauro Torti, Fabrizio Biondo e Roberto Mangano, che hanno preannunciato l’appello.
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