PALERMO. Una giornata in giro per le scuole di Palermo, poi la sera a firmare le copie del suo libro «Il mercante di luce» alla libreria Modusvivendi: così il day after di Roberto Vecchioni. Ma la lunga fila delle persone in attesa di arrivare fino a lui - va bene, non era esattamente una «queu» londinese, ma la pazienza era uguale a quella anglosassone - era talmente lunga da cancellare da sola le polemiche. Dopo l' attesa arrivavi da lui, seduto su una sedia con un tavolino tondo azzurro davanti: breve colloquio con il libro alla mano, un sorriso, la firma e via. Il suo pubblico se n' è fregato della polemica ed è corso dal cantautore che ha dato parole alle emozioni, che ci ha portato a Samarcanda lasciandoci a casa, e dal professore che per 48 anni non ha mai insegnato da seduto perché «se devi dare a qualcuno, devi essere sempre pronto ad andare». Un popolo che gli ha reso meno dolorosa una giornata iniziata male: «Vedendo quello che c'era scritto su Facebook ha spiegato - mi sono intristito, è stato un quiproquo a creare tutto questo casino. Sì, una parolaccia mi sarà pure scappata ma la mia è stata una provocazione d' amore». Non aveva una gran voglia di dar retta ai giornalisti, però qualcosa l' ha detta: «Le mie non erano frasi dette con astio, non contenevano alcun sentimento di razzismo, io ho parlato per amore: le cose si devono pur dire, inutile nascondersi dietro alibi, dietro un mare strepitoso. Qui davvero ci sono intelligenze, cultura, bellezza ai massimi livelli, ma appena sceso dall'aereo mi sono trovato intrappolato in un traffico infernale, in un caos incredibile. Ho provato rabbia». E se fosse proprio qui l'«offesa», in questa condanna travestita da complimento? Siamo bellissimi ma brutti. Durante tutta la giornata, mentre Vecchioni e Palermo tornavano a flirtare, mentre il web si confermava il solito tritacarne che tutto ingoia e moltiplica - il sito del Giornale di Sicilia già nel pomeriggio viaggiava oltre i 120 commenti e le 5000 condivisioni - non sono mancati i comunicati stampa inviperiti. Hanno scomodato Goethe - una mano santa quando c'è da elogiare la Sicilia - e lo smarrito orgoglio siculo, quello che viene a galla a intermittenza. Feriti, appunto, nell' orgoglio, politici e amministratori hanno fatto sentire la loro voce in risposta agli strali di Roberto Vecchioni. Quell'«isola di m...», appena sussurrato all'università, non è andato giù, anche se estrapolato da un discorso più complesso, anche se accusarlo di aver detto menzogne non possiamo, anche se il web si è confermato nel suo ruolo di tritacarne che tutto ingoia, tutto amplifica e, spesso, distorce. Il sottosegretario Simona Vicari: «Più che Vecchioni a me in teressa Goethe quando diceva che l' Italia senza la Sicilia non lascia immagine alcuna nello spirito. Qui è la chiave di tutto». Ancora commenti affidati alle agenzie di stampa: «Non c'è niente di peggio delle banalizzazioni e delle generalizzazioni, quelle in cui, purtroppo, è caduto Roberto Vecchioni. Da un cantautore tanto apprezzato ci saremmo attesi valutazioni più profonde e meno stereotipate, in ragione anche del luogo in cui ha tenuto il suo intervento»: così ha fatto sentire la sua voce il presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani. Ma Vecchioni ha trovato una «spalla» di lusso, il sindaco Leoluca Orlando: «Roberto Vecchioni conferma di essere un grande amico della Sicilia e dei siciliani. Con le sue parole ci ha ricordato che la Sicilia merita molto di più e molto di meglio di ciò che ha.