PALERMO. C'erano decine di persone quella sera del 14 febbraio all'interno della discoteca Goa, dove si festeggiava il Carnevale. Tantissimi i ragazzi presenti quando Aldo Naro, il medico di 25 anni, venne ammazzato con un calcio. Eppure solo dopo diversi giorni, un minorenne - che ora è sotto processo per omicidio - si consegnò e ammise di aver colpito il giovane. Sin da subito nessuno ha però creduto che l unico responsabile del delitto potesse essere il diciassettenne reo confesso. E, infatti, dalla Procura - dopo le indagini svolte dai carabinieri - sono appena partiti dieci avvisi di garanzia, in corso di notifica in queste ore. Sette persone sono state iscritte per rissa, mentre altre tre devono rispondere di favoreggiamento. Anche la madre della vittima (costituita parte civile nel processo insieme ad altri famigliari, assistiti dagli avvocati Nino Caleca, Roberto Mangano e Pier Carmelo Russo) aveva sostenuto di non voler perdonare l'imputato proprio perché secondo lei proteggeva altre persone. L'informativa che i militari avevano consegnato qualche mese fa ai pm Carlo Marzella, Claudio Camilleri e Siro De Flammineis, che hanno coordinato l'inchiesta, conteneva delle intercettazioni e delle testimonianze dalle quali emergeva che il colpo fatale per Naro fosse arrivato al culmine di una rissa, ma anche che alcune persone avrebbero tentato di depistare le indagini, favorendo appunto l'assassino. Adesso il cerchio si è chiuso, tutti sarebbero stati chiaramente identificati e sono finiti appunto nel registro degli indagati.