PALERMO. «Ho in testa questo Festino da una vita. È un orgoglio poterlo realizzare, un completamento della carriera, un privilegio. E si baserà su un canovaccio che non prevede notabili sul carro, ma solo gli ultimi, solo i diseredati. Perché non è giusto dimenticare in questo momento di crisi chi non ce la fa, chi fatica, chi rischia di restare indietro». Lollo Franco è il direttore artistico della kermesse più amata dai palermitani. Sarà lui che declinerà colori, suoni, parole, luci e musiche attraverso cui fra qualche giorno una fiumana di gente renderà omaggio alla Santuzza. Fra le dita di una mano la sigaretta, nell’altra il copione «della vera storia di Rosalia». Il volto scavato e ispido di barba incolta, gli occhi stanchi, uno slang che centrifuga italiano e dialetto fra una telefonata e una battuta. Si muove e parla come se fosse sul palcoscenico in servizio permanente effettivo, con quella malinconia appiccicata in faccia anche quando sorride. «Il fatto è che siamo stanchi tutti - spiega -. Qua non si dorme più. Tutti coloro che a vario titolo stanno preparando la festa sono impegnati mattina e sera. Attori, comparse, figuranti, musicisti, artigiani, indoratori, ballerini, elettricisti, uomini di fatica, falegnami, addobbatori, registi...». Un po’ corsa contro il tempo perché l’assegnazione è arrivata in ritardo per il pasticcio degli uffici comunali, un po’ adrenalina dovuta alla passione di dovere affrontare una sfida che per un artista palermitano è come fare i conti con le proprie radici dunque con la propria tradizione: tentando di rinnovarla un po’, senza snaturarla.