PALERMO. È proseguita questa mattina con la scelta dei riti l'udienza preliminare del procedimento nato dall'operazione «Apocalisse» che ha coinvolto 129 tra boss, gregari, estorsori di Cosa nostra dei clan di Tommaso Natale, Resuttana, Partanna Mondello, San Lorenzo e Acquasanta. Solo una ventina hanno scelto l'ordinario, gli altri hanno chiesto l'abbreviato o l'abbreviato condizionato alle audizioni delle persone offese o dei pentiti. Il giudice scioglierà la riserva sulle istanze degli imputati nella prossima udienza del 3 giugno. Ieri aveva fatto discutere l'esclusione di alcune associazioni dalla possibilità di costituirsi parte civile tra cui il Centro Pio La Torre. «Siamo addolorati da una decisione che alla luce della trentennale storia e delle attività del Centro appare incomprensibile». Così il presidente del Centro Pio La Torre Vito Lo Monaco commenta l'esclusione dalla costituzione di parte civile nel procedimento legato all'operazione antimafia Apocalisse. «Il Centro Pio La Torre - spiega - da circa dieci anni è presente in quasi tutti i processi aventi ad oggetto i reati di associazione mafiosa, estorsione e altri reati affini in tutto il territorio siciliano, la costituzione di parte civile è sempre stata ammessa ed è sempre stato riconosciuto soggetto danneggiato nelle relative sentenze. Proprio per la sua peculiarità quale associazione antimafia a tutto tondo è, insieme a Libera di Don Ciotti, legittimato quale parte civile nel processo sulla trattativa Stato-mafia». «Nelle decine e decine di ordinanze ammissive della propria costituzione di parte civile - continua Lo Monaco - il Centro non ha mai subito limitazioni territoriali o per materia alla propria piena legittimazione che hanno, invece, riguardato altro tipo di associazioni. Quel che colpisce maggiormente è che, nella motivazione dell'esclusione, il Giudice, omettendo di considerare le attività antiracket e di tutela, supporto ed assistenza legale a Enti pubblici associazioni e persone fisiche svolte dal Centro, per le quali è iscritto al registro prefettizio delle associazioni antiracket, sminuisce l'importanza dell'attività antimafia svolta sul terreno sociale e culturale».