PALERMO. Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato un’impresa edile, un salone di parrucchiera, quote sociali, tre immobili ad uso abitativo, due autovetture, due motocicli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 800 mila euro, in esecuzione di due distinti provvedimenti, emessi dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
I sequestri sono stati messi a segno ai danni dei palermitani, Ignazio Romano e Maurizio Filippone. Sin dagli anni ’90, Ignazio Romano è stato più volte condannato per reati contro il patrimonio ed è considerato dagli investigatori persona socialmente pericolosa e dedita a traffici delittuosi. Nel maggio 2012 è stato arrestato in flagranza di reato dalla Polizia di Stato per tentata estorsione aggravata, a seguito di denuncia presentata da diversi commercianti di Palermo.
Poco dopo, nel giugno 2012, è stato nuovamente arrestato su ordine del Gip del Tribunale di Palermo, con l’accusa di estorsione, commessa con altri soggetti ed aggravata dal metodo mafioso, a seguito della ricostruzione di numerose episodi ai danni di commercianti di Palermo, ai quale veniva richiesta la cosiddetta “messa a posto" per lo svolgimento della propria attività. In particolare, secondo le risultanze investigative, Romano, in concorso con altre persone, avrebbe richiesto somme di denaro ad alcuni commercianti di Palermo, precisamente delle zone ricadenti nel "mandamento" mafioso di Resuttana. Per tali condotte, nel 2014 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Palermo a 4 anni e 6 mesi di reclusione.
Il secondo sequestro è stato messo a segno ai danni di Maurizio Filippone, quarantottenne ex dipendente della “Social Trinacria Onlus”, cooperativa partecipata dalla Regione che fornisce servizi sociali, arrestato nel 2012 per usura; questi, insieme ad altro soggetto, praticava tassi di interesse sui prestiti compresi tra il 60% e il 120%. A Filippone è stato inoltre contestato il reato di truffa, poiché, mentre svolgeva l’attività illecita di usura, risultava essere regolarmente in servizio.
I sequestri sono scaturiti dalle indagini svolte dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, le quali hanno permesso di evidenziare come i beni siano da considerarsi il frutto delle attività illecite o il reimpiego dei relativi proventi, in quanto sono risultati essere di un valore palesemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dai due soggetti e dai componenti dei rispettivi nuclei familiari.
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