PALERMO. L'odio tiene banco anche su un gommone stracolmo di gente che rischia la vita per scappare da dov'è nata e dove ha le proprie radici: un gruppo di africani musulmani avrebbe gettato 12 nigeriani e ghanesi cristiani in acqua per ragioni - secondo i testimoni - esclusivamente religiose. Le drammatiche testimonianze sono state raccolte dai poliziotti della squadra mobile di Palermo dove sono giunti sulla nave ''Ellesborg'' anche i 105 migranti che erano sul gommone dell'orrore partito dalla Libia verso le coste siciliane e soccorso in alto mare. Gli agenti hanno fermato 15 uomini di nazionalità ivoriana, senegalese, maliana e della Guinea Bissau per omicidio plurimo, aggravato dall'odio religioso. Sono state le dichiarazioni concordanti e riscontrate dei testimoni a portare al fermo degli indagati di cui uno sarebbe minorenne (ha detto di avere 17 anni). Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha firmato l'autorizzazione a procedere necessaria perché la strage sarebbe avvenuta in acque internazionali. Le dichiarazioni dei superstiti che hanno descritto le fasi degli omicidi sono concordanti e i migranti hanno riconosciuto i presunti assassini in fotografia, dicono dalla procura palermitana. Una scia di morte che non si arresta anzi si allunga come hanno raccontato quattro profughi sbarcati stamane nel porto di Trapani dalla nave "Foscari" della Marina Militare che parlano di un nuovo naufragio - dopo quello del 13 aprile con 300-400 dispersi - con 41 vittime. I 4 sopravvissuti hanno riferito agli operatori umanitari e alla Polizia, che sta valutando il loro racconto, di essere partiti in 45 da Tripoli su un gommone naufragato. I due nigeriani, un ghanese e un uomo del Niger, hanno raccontato di avere preso il largo dalle coste libiche a bordo di un vecchio gommone i cui tubolari si sono ben presto sgonfiati. I naufraghi sono stati avvistati da un aereo in ricognizione nel Canale di Sicilia che ha dato l'allarme, ma quando la nave "Foscari" è giunta, il gommone era già colato a picco e sono stati recuperati solo i quattro superstiti. A Palermo, invece, gli investigatori sbigottiti hanno ascoltato il racconto spesso interrotto da singhiozzi e lacrime dei testimoni della strage religiosa avvenuta sul gommone in alto mare. Gli africani hanno raccontato di essere superstiti di uno scontro religioso scaturito dall'odio di un gruppo di musulmani verso i cristiani. I migranti hanno detto di essersi imbarcati il 14 aprile su un gommone, partito dalle coste libiche con 105 persone, in prevalenza senegalesi ed ivoriani. Durante la traversata, nigeriani e ghanesi, in minoranza, sarebbero stati minacciati di essere abbandonati in acqua perché cristiani, da una quindicina di altri ''passeggeri''. Dalle minacce i musulmani sarebbero passati all'azione gettando in acqua dodici nigeriani e ghanesi. La polizia dice che altri cristiani si sarebbero salvati ''perché oppostisi strenuamente al tentativo di annegamento, in alcune casi formando anche una vera e propria catena umana''.