PALERMO. Prosegue la protesta dei lavoratori ecologici della società «Alto Belice ambiente», ormai fallita. Licenziati e senza diritto alla retribuzione, 276 dipendenti sono «prigionieri» di una impasse burocratica che tiene «sotto sequestro» anche 17 Comuni. Così da giorni sindaci, sindacati, prefettura e tecnici dell'assessorato regionale all'Energia sono alla ricerca di una non facile soluzione. Ieri, al termine di un tavolo tecnico, è stata avanzata l'ipotesi di far transitare il personale nella neonata società di scopo «Belice impianti srl», costituita nei giorni scorsi dalla Srr «Palermo provincia ovest». La società, che ha sede a Monreale, dovrebbe prendere in affitto un ramo dell'Alto Belice Ambiente, garantendo così posti di lavoro e continuità del servizio. Una soluzione che già giovedì sera era stata in qualche modo ventilata, dopo aver accantonato l'ipotesi dell'«esercizio provvisorio».
Lunedì mattina alle 10, negli uffici assessoriali di viale Campania, è dunque in programma l'incontro che potrebbe portare alla stipula dell'accordo che consentirebbe ai 276 dipendenti dell'Ato Palermo 2 di transitare nella società di scopo e salvare il proprio posto di lavoro. Attorno al tavolo siederanno i sindaci dei Comuni interessati, la Regione e il curatore fallimentare, Cristina Bonomonte. In ballo c'è anche la tenuta igienico-sanitaria di una grossa fetta del territorio provinciale. La società fallita, seppur con evidenti e talvolta clamorose difficoltà, gestiva infatti il servizio su un'area di 1.500 chilometri quadrati e con un bacino d'utenza di oltre 117 mila abitanti.
I paesi interessati dalla protesta sono Altofonte, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Monreale, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato e Santa Cristina Gela. E in molti di questi è già emergenza.
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