PALERMO. Avrebbero timbrato i loro badge e firmato i loro fogli di presenza, ma di loro all’istituto zootecnico di Godrano nel quale erano impiegati non vi sarebbe stata traccia. Anzi, al posto di essere al lavoro, sarebbero stati anche a sbrigare pratiche dai carabinieri e sottoposti a controlli dai militari per strada, ma anche dal medico e a decine di chilometri di distanza dall’istituto. Assenteisti, dunque, per la Procura che per cinque dipendenti dell’ente regionale ha ora ottenuto il rinvio a giudizio dal gup di Termini Imerese. Si tratta di Sigismondo Canino di Campofelice di Fitalia, di Calogero Tortomasi di Bisacquino, di Girolamo Sileci, originario di Palermo, ma residente a Godrano, di Paolo Pomara, di Godrano, e di Salvatore Barbaria, palermitano, ma residente a Cefalà Diana. Il processo per falso e truffa ai danni della Regione inizerà davanti al giudice del tribunale monocratico di Termini il prossimo 28 aprile. Per altri tre imputati - Giuseppe La Barbera, di Mezzojuso, Salvatore Sileci, di Godrano, e Liborio Tavolacci, anche lui di Mezzojuso - a causa di un difetto di notifica, la decisione del giudice arriverà nei prossimi giorni. L’istituto zooprofilattico e l’assessorato regionale all’Agricoltura, guidato da Nino Caleca, si sono costituiti parte civile.
In base alla ricostruzione dell’accusa, i dipendenti avrebbero attestato falsamente la loro presenza in servizio tra il 2009 e l’anno scorso e, pur non essendo al lavoro, avrebbero incassato lo stesso lo stipendio per quelle giornate. Sono piccole somme, che vanno da poco più di 90 euro a quasi 500, ma che sarebbero sintomo di un malcostume diffuso. E l’assessore Caleca sottolinea come «questi comportamenti, se provati, offendono chi nella pubblica amministrazione lavora con dignità e sacrificio e offendono soprattutto i giovani che un lavoro lo sognano. Per questo, non avremo alcuna comprensione verso questo fenomeno».
Secondo gli accertamenti compiuti dal pm Annadomenica Gallucci, che ha coordinato l’inchiesta, Tortomasi avrebbe incassato indebitamente 463,62 euro: per cinque volte, tra il 2009 ed il 2012, avrebbe timbrato il badge, ma proprio negli orari in cui avrebbe dovuto essere al lavoro, sarebbe stato controllato sia dai carabinieri di Campofiorito che di Bisacquino, comuni ad oltre quaranta chilometri dall’istituto, dove si sarebbe trovato. Pomara, invece, avrebbe incassato indebitamente 315,37 euro, perché tra il 2012 e l’anno scorso, per tre volte, pur avendo dichiarato il contrario, non sarebbe stato al lavoro. In due casi sarebbe stato controllato dai carabinieri a Campofelice di Fitalia e a Godrano, distanti dodici e ventiquattro chilometri dall’istituto, e in un altro non sarebbe stato trovato nella struttura. Girolamo Sileci avrebbe incassato 275 euro anche se non sarebbe andato al lavoro per tre volte, tra il 2012 ed il 2014. Il badge sarebbe stato timbrato, ma l’imputato non sarebbe stato presente in un caso e, negli altri due, sarebbe stato controllato dai militari di Mezzojuso e di Lercara Friddi, a quattordici e a sessanta chilometri di distanza dall’ente. Canino avrebbe incassato indebitamente 191,92 euro, tra 2013 e 2014: in un caso avrebbe timbrato il badge, ma si sarebbe trovato dal medico a Campofelice di Fitalia e nell’altro non sarebbe stato trovato all’istituto. Infine, Barbaria sarebbe risultato assente ingiustificato solo una volta l’anno scorso ed avrebbe incassato ingiustamente 92.98 euro.
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