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Evasione Iva, sigilli a due società: sequestro di beni da un milione e mezzo

Operazione della guardia di finanza nei confronti di due aziende che operano nel settore di materie plastiche e automobilistiche

PALERMO. I finanzieri del gruppo della Guardia di Finanza di Palermo hanno posto i sigilli al patrimonio dei rappresentanti legali di due società palermitane operanti nel settore della produzione di materie plastiche e nel settore automobilistico, quest'ultima, concessionaria ufficiale di importanti marchi.

Il sequestro deriva da una pregressa attività di verifica fiscale svolta nei confronti delle società che ha permesso ai finanzieri di accertare il mancato versamento dell'Iva per più annualità. Per garantire allo Stato l'effettivo recupero delle somme non incassate a suo tempo, il gip del Tribunale di Palermo ha emesso un decreto di sequestro preventivo di un immobile del valore di 180 mila euro nei confronti del rappresentante legale della società operante nel settore delle materie plastiche.

Disposto anche il sequestro di 4 appartamenti nei confronti del rappresentante legale della concessionaria di automobili per un valore di 1 milione e 200 mila euro. Si tratta di un sequestro cosiddetto «per equivalente», istituto dal legislatore nel 2007, che permette agli organi che hanno accertato il reato di proporre al giudice il sequestro e la successiva confisca di beni o utilità di cui il responsabile del reato abbia la disponibilità anche per interposta persona, per un valore corrispondente all'ammontare dell'evasione accertata.

I sequestri per il mancato versamento dell'Iva per un valore di un milione e 400 mila euro sono stati eseguiti dai finanzieri nei confronti della società che si occupa di produzioni di materiale plastico Edilplast srl, il rappresentante legale è Giovanni Miniera, e della concessionaria auto Italmotors srl, rappresentante legale Sergio Montalto.

«Mi è stata contestato il mancato versamento di 263 mila euro di Iva relativa al 2008 - afferma Sergio Montalto -, somma che è stata regolarmente dichiarata e in parte versata. In quel periodo l’azienda si è trovata in crisi di liquidità e ha preferito pagare regolarmente gli stipendi ai dipendenti e i fornitori. Non siamo riusciti, nostro malgrado, a pagare l’Iva. Peraltro, si è dovuto far fronte alle richieste di rientro delle banche, che in alcuni casi hanno applicato tassi di interesse molto elevati. Con un istituto di credito è in corso un contenzioso per anatocismo e usura».
«La nostra attività prosegue regolarmente - afferma Giovanni Miniera, assistito dall’avvocato Gabriele Vancheri -. Abbiamo già presentato ricorso contro il provvedimento ed abbiamo ottenuto il dissequestro di tutti i beni della società. L’ammontare complessivo dell’Iva non versata è di 168 mila euro. Di questi circa 70 mila sono già stati pagati».

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