PALERMO. «Avevo bisogno di soldi e intascavo 3 euro per ogni falsa prescrizione», ma «ero consapevole di ciò che stavo facendo, così come della complicità dei farmacisti». Così ha confessato – durante l’interrogatorio di ieri mattina davanti al gip di Palermo Nicola Aiello - Pietro Li Sacchi, 41 anni, funzionario dell’Ufficio H del Dipartimento di riabilitazione dell’ospedale della Guadagna, nel capoluogo, arrestato lunedì scorso nell’ambito dell’inchiesta «Farmagate» - assieme a tre farmacisti, al titolare di una parafarmacia e a un ex pip - e che avrebbe avuto un ruolo centrale nella presunta truffa da duecentomila euro legata ai rimborsi di pannoloni che, proprio da Li Sacchi, sarebbero stati prescritti a pazienti morti o a persone inesistenti.
Li Sacchi sa tante cose e sarebbe intenzionato a rivelarle ai pubblici ministeri Daniela Varone ed Enrico Bologna, che coordinano l’inchiesta con l’aggiunto Dino Petralia. Inchiesta che quindi potrebbe allargarsi su diversi fronti e coinvolgere forse altri farmacisti ed altri medici.
Li Sacchi avrebbe anche spiegato che «per sentito dire» i pannoloni che venivano comunque consegnati dalle farmacie sarebbero finiti «su dei camion» e trasportati anche all’estero. Dichiarazione questa che confermerebbe l’esistenza di un mercato nero dei presidi sanitari sul quale, secondo la versione di Li Sacchi, avrebbe lucrato l’ex pip di «Emergenza Palermo», Giuseppe Villano, di 44 anni. Secondo il funzionario pubblico, sarebbe stato questo il modo per ripagare Villano, che sarebbe stato una sorta di faccendiere, dei suoi servizi.
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