PALERMO. Una rete internazionale specializzata nel traffico di euro falsi, con agganci in diversi Paesi. È lo spaccato emerso dall’inchiesta sui soldi contraffatti arrivati in Italia dalla Cina che venerdì mattina è sfociata nel blitz dei carabinieri con 12 fermi. I primi sequestri di monete da 1 e 2 euro riprodotte con un altissimo livello di fedeltà sono avvenuti lo scorso aprile nel Palermitano ma anche a Verona e a Malta. Il segno che la Sicilia viene considerata una delle piazze principali del business. Un container con 500 mila euro falsi venne individuato a Napoli lo scorso settembre. Ma c’è un’intercettazione di luglio in cui due degli indagati, i cinesi Zhuangxiao Yong e Zhongming Huang soprannominati, Giorgio e Ming, discutono di una ditta palermitana in cui far arrivare il container. «Sì, è attiva, è di Palermo, si può usare ancora», afferma uno dei due facendo riferimento all’azienda siciliana. Giorgio, residente in Cina, e Ming, operante nella zona di Napoli, sono considerati gli organizzatori dell’affare con una importante diramazione a Palermo con a capo il ghanese Seidu Abdulai detto Bob o Billy. Nel capoluogo siciliano sono finiti sott’inchiesta i palermitani Giovan Battista Filippone e Gaetano Di Maria. La maxi inchiesta sugli euro fasulli è scattata lo scorso aprile, nel corso delle indagini sull'omicidio di Massimo Pandolfo, imprenditore ucciso nel maggio 2013, coinvolto in un giro di prostituzione sessuale minorile. Era emerso che le prestazioni sessuali offerte da un gruppo di minorenni venivano pagate con euro contraffatti. Nell'inchiesta erano state sequestrate 190 monete da due euro, poi analizzate dalla Zecca di Stato. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA