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I tanti «non ricordo» di Cammarata al processo sul fallimento dell’Amia

L’ex sindaco è stato ascoltato come testimone della difesa assieme a numerosi altri politici. «Molte questioni tecniche non erano gestite da me»

PALERMO. Dall’ex sindaco Diego Cammarata a diversi ex assessori (come Roberto Clemente e Dario Falzone), ex consiglieri comunali o ancora in carica (come Giulio Tantillo) ed ex componenti di alcune commissioni comunali.

Ieri, al processo per la presunta bancarotta fraudolenta dell’Amia (nel frattempo diventata Rap), al palazzo di giustizia è sfilata una folta rappresentanza di palazzo... delle Aquile. Tutti chiamati in aula come testimoni della difesa in particolare di uno degli imputati, l’ex presidente dell’Amia, nonché ex senatore, Enzo Galioto (assistito dagli avvocati Nino Caleca e Roberto Mangano).
Secondo l’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Carlo Marzella, l’ex municipalizzata sarebbe collassata perché male amministrata dai suoi ex vertici (tutti imputati al processo, come l’ex direttore generale, Orazio Colimberti), in particolare attraverso una serie di falsi nei bilanci (processo che si è già concluso, con gli stessi imputati, con delle assoluzioni e molte prescrizioni). Sostanzialmente - sostiene la Procura - con dei trucchi, si sarebbe tentato di coprire un buco di diverse decine di milioni, diventato poi insanabile, tanto da portare al fallimento di Amia.

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