PALERMO. Il messaggio è chiaro e diretto: un bossolo avvolto in un foglio, in cui sono scritte parole che rimproverano al senatore Renato Schifani di avere voluto la legge che prevede il sequestro per equivalente, una delle misure più temute dai mafiosi e non solo da loro, perché viene applicata anche ai tangentisti. Nella lettera, recapitata allo studio dell’avvocato — ed ex presidente del Senato — anche un monito, con una frase che suona più o meno così: «Tu ci hai fatto togliere i soldi e te ne sei vantato, ma pagherai, morirai». Dopo le minacce ai magistrati e il clima di allarme generato dalle dichiarazioni del neopentito Vito Galatolo circa i piani di morte contro il pm Nino Di Matteo, c’è dunque una minaccia esplicita anche per un esponente del Nuovo Centrodestra, la formazione politica che riunisce gli ex del Pdl che non hanno seguito Silvio Berlusconi in Forza Italia. Schifani, che di Ncd è uno dei leader, assieme al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è di recente uscito da una indagine lunghissima, che lo aveva visto accusato di concorso in associazione mafiosa e che è stata chiusa con l’archiviazione, su richiesta della stessa Procura (uno dei pm era proprio Di Matteo, l’altro Paolo Guido). Dopo la notizia dell’archiviazione, il senatore aveva rilasciato alcune interviste, in cui aveva ricordato la propria attività antimafia, rivendicando tra i punti qualificanti di quel che aveva fatto proprio l’aver voluto, nel 2008, la legge che aveva introdotto il sequestro per equivalente, di cui era stato relatore l’allora compagno di partito (nel Pdl) Carlo Vizzini, pure lui palermitano. ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA OGGI