PALERMO. Archiviata - dopo ben tre richieste della Procura ed altrettanti supplementi d'indagine disposti dall'ex gip Piergiorgio Morosini (ora membro del Csm) - l'inchiesta sulle presunte irregolarità nell'iter amministrativo per la realizzazione del porto turistico di Sant'Erasmo, un affare da oltre 14 milioni. Nessuna accusa, secondo il gip Angela Gerardi, può essere mossa ai due indagati, l'ex sindaco Diego Cammarata e l'ex presidente dell'Autorità portuale, Nino Bevilacqua, assistiti dall'avvocato Giovanni Rizzuti. Il fascicolo, col quale l'aggiunto Leonardo Agueci (ora facente funzioni a capo della Procura) ed i sostituti Amelia Luise e Roberto Tartaglia ipotizzarono inizialmente i reati di truffa aggravata e di abuso d'ufficio, venne aperto nel 2009 a carico di ignoti. Nel 2010 i pm chiesero però l'archiviazione, alla quale si opposero diverse associazioni, come il Comitato per il centro storico, rappresentato dall'avvocato Carlo Pezzino Rao. Stesso iter per ben tre volte. Gli ultimi approfondimenti investigativi si erano conclusi a febbraio e per i pm sarebbe stato impossibile sostenere l'accusa di truffa aggravata (i fondi regionali e comunitari previsti per l'intervento di riqualificazione del porticciolo di fatto non sono mai stati erogati) e anche quella di abuso d'ufficio, che sarebbe stato in ogni caso prescritto. Gli atti vennero trasmessi alla Corte dei Conti perché valutasse eventuali danni erariali. Questa volta, però, il gip ha deciso di chiudere l'inchiesta. L'ipotesi era che, intorno alla realizzazione del porto turistico di Sant'Erasmo, fossero state compiute delle mosse poco trasparenti o illecite per distrarre fondi pubblici e favorire l'Autorità portuale ai danni del Comune. La vicenda nasce da molto lontano, quando nel '69 viene progettata la prima riqualificazione dell'area, in concomitanza con l'istituzione dell'Autorità portuale, che eredita dall'Ente autonomo porto di Palermo l'uso e la gestione della costa nel tratto tra Sant'Erasmo e l'Arenella. Nel '94 (prima giunta Orlando), con un ricorso al Quirinale viene rivendicata la competenza territoriale del Comune sull'area. Ricorso accolto 11 anni dopo, nel 2005. Al centro dell'indagine archiviata c'erano tutti i movimenti successivi. A partire da una lettera di Cammarata all'ex ministro dei Trasporti, Pietro Lunardi, in cui l'ex sindaco sosteneva di voler lasciare le cose per com'erano prima del ricorso, facendo rinunciare il Comune alla competenza sul tratto di costa in favore dell'Autorità portuale. E così avvenne il 22 novembre 2005. Un atto - per i pm - illegittimo, ma non più contestabile penalmente perché prescritto. Questa scelta, per l'accusa, avrebbe determinato dei danni patrimoniali al Comune (che potrebbero essere sanzionati dalla Corte dei Conti), legati ai mancati introiti derivanti dallo sfruttamento commerciale delle aree portuali (circa 125 mila euro l'anno per l'Arenella, 250 mila per l'Acquasanta e nulli - per la mancata riqualificazione - per Sant'Erasmo).