PALERMO. L’incursione dell’altro giorno nel mercato dell’usato abusivo dell’Albergeria di polizia, finanza, carabinieri e vigili - l’ultimo di una serie - ha fatto pulizia giusto per quel giorno. L’effetto deterrenza è stato simile a quello prodotto da una goccia d’acqua nel deserto assolato: nullo. Ieri, domenica di sole, nuovamente tutti ai loro posti. Uomini, donne, stranieri, immigrati: tutti accalcati lungo i budelli del quartiere che fu di Cagliostro, teatro di impostura e di miseria. Dove si vende di tutto, persino tazze del cesso (probabilmente riciclate), bidet sbeccati, merce rubata e cianfrusaglie spesso vomitate direttamente da un cassonetto dell’immondizia. Fanno impressione le sterminate distese di scarpe usate. Perché, pensi, se sono lì vuol dire che qualcuno le comprerà. Prima o poi. Ce ne sono anche nuove. Ma per lo più portano i segni di chilometri percorsi: calzari stanchi come chi li indossava, sfatti come chi li comprerà. Da dove provengono? Da quali naufragi? Scarpe. Sfondate, spaiate, sverniciate, nuove, col tacco, con la zeppa, per neonati, per bambini, da tennis, da trekking, da notte, da cerimonia, da mare, di pelle, di plastica, di gomma, di lana, di tessuto, di cotone. Ballerine, polacchini, espadrillas, mocassini, zoccoli, sandali, convers, crocs, sneakers. Scarpe. Tutte in vendita. In quel gran bazar della miseria e dell’illegalità che parte da corso Tukory e s’infila sin nel più stretto vicolo dell’Albegheria. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le esigenze: dai mobili ai pezzi di ricambio di auto, dai vestiti smessi ai cd contraffatti. Si contratta per 50 centesimi. ALTRE NOTIZIE NELLE PAGINE DEL GIORNALE DI SICILI IN EDICOLA