PALERMO. Li avrebbero ridotti in fin di vita, prendendoli a martellate, a calci e a pugni. Perché i due commercianti della Noce, a novembre dell’anno scorso, dovevano essere puniti: avrebbero osato ribellarsi ad una richiesta di pizzo, rifiutando di versare il dazio a Cosa nostra (tremila euro, poi scontati della metà). Stamattina il gup di Palermo, Gugliemo Nicastro, accogliendo le richieste del sostituti procuratori Gianluca De Leo, Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Francesco Del Bene, ha condannato il presunto boss Giuseppe Castelluccio e Massimiliano Di Majo a sedici anni di reclusione ciascuno, con il rito abbreviato, per il duplice tentativo di omicidio. Altre sei persone furono arrestate a dicembre scorso per la stessa vicenda: un minorenne, la cui posizione è stata stralciata perché di competenza del tribunale dei minori, e poi Carlo Russo, Giovanni Buscemi, Marco Neri, Angelo De Stefano e il marocchino Chercki El Gana. Questi ultimi hanno scelto il rito ordinario. Il processo è iniziato da poco davanti alla quinta sezione del tribunale, dove gli imputati rispondono a vario titolo del tentato omicidio e della tentata estorsione. Il commerciante avrebbe ricevuto una richiesta di pagamento nell’estate del 2013, avrebbe provato a rivolgersi ad alcuni suoi conoscenti per mediare. Alla fine, però, si sarebbe rifiutato di pagare i tremila euro di pizzo, nonostante lo sconto del cinquanta per cento applicato. Di più, bluffando, avrebbe anche detto ai suoi presunti aguzzini, che li avrebbe denunciati. Da qui sarebbe scattata la spedizione punitiva, in pieno giorno, il 2 novembre scorso. Il tutto ripreso però da una telecamera di sorveglianza, le cui immagini hanno poi consentito alla Squadra mobile di risalire ai presunti autori del pestaggio. Prima sarebbe stato aggredito il commerciante e poi anche il fidanzato di sua figlia, intervenuto per cercare di fermare il branco. “Sei uno sbirro, un cornuto e sbirro”, questo avrebbero urlato gli imputati. Le vittime hanno riportato ferite a un occhio, alla testa e ad entrambe era stato rotto il setto nasale. Il ragazzo era addirittura rimasto due giorni in coma per via delle martellate ricevute e gli è stata applicata una placca all’interno del cranio. Secondo la ricostruzione degli investigatori sarebbe stato proprio Di Majo a usare con ferocia il martello. Stamattina è stato condannato assieme a Castelluccio che, per gli inquirenti, a 37 anni e ufficialmente falegname, sarebbe diventato il nuovo capomafia della Noce.