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Strage del pane a Palermo, Tucci nega lapide al Comune

Il commissario della Provincia non consente di affiggere la targa su un muro di Palazzo Comitini

PALERMO. La strage del pane e la guerra della lapide. Sulla targa con il nome dei 24 manifestanti uccisi il 19 ottobre 1944 in esecuzione di un ordine militare si consuma un aspro scontro tra Comune e Provincia. L'amministrazione di Palazzo delle Aquile venerdì mattina ha inviato due operai per affiggere l’iscrizione in vicolo Sant’Orsola su uno dei muri perimetrali di Palazzo Comitini. Ma il commissario della Provincia, Domenico Tucci, si è opposto con fermezza: «Questa è casa mia, è qui decido io». Così il muratore e il manovale hanno dovuto fare dietrofront.

Una decisione quella di Tucci che ha scatenato dure reazioni. «Ho litigato al telefono con Tucci - racconta l’assessore Giusto Catania - ha impedito una normale attività di collaborazione fra istituzioni. Anche il sindaco Leoluca Orlando ha inviato una e-mail al commissario per chiedergli di rivedere la sua posizione. Noi, comunque, ci riproveremo». E stamattina le maestranze del Comune torneranno nel vicolo, traversa di via Maqueda, dove 70 anni fa ebbe luogo l’eccidio. Una strage ben conosciuta da Lino Buscemi, storico e docente, che ogni anno partecipa alla commemorazione di quel giorno tragico, raccontando quelle dolorose ore ricostruite tramite studi minuziosi. Ma oggi, «non andrò alla deposizione della corona d’alloro a Palazzo Comitini perché mi sento offeso come palermitano, un generale diede ordine di sparare ai poveri che protestavano per il pane e dopo 70 anni un altro generale vieta di apporre la lapide».

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