Palermo

Lunedì 05 Maggio 2025

Calcio, Miccoli: mi fa male quando mi urlano 'mafioso'

PALERMO. «Mi fa male quando mi urlano mafioso  dagli spalti». Fabrizio Miccoli torna a parlare dopo la bufera  scatenatasi lo scorso giugno per una sua frase su Giovanni  Falcone. «Giustifico i tifosi - dice l'ex attaccante del  Palermo in un'intervista a 'Lucignolo 2.0', l'approfondimento  Videonews di Italia 1 i onda domenica e di cui sono stati  anticipati alcuni stralci - dicendo a me stesso che lo fanno  perchè vogliono innervosirmi. Io ho sempre sognato di fare il  calciatore, non il mafioso».      Poi precisa: «Non ho mai sentito la sorella di Falcone. Ho  provato a rintracciarla insieme con i miei avvocati e il mio  procuratore, ho provato a sentire il figlio, ma mi fu detto che  era presto e rispetto i loro tempi. Oggi sono pronto a fare  qualsiasi cosa per dimostrarle che quella frase che ho detto non  la pensavo». Una frase «detta alle cinque del mattino», «no  pensata»: «ero in macchina con un amico. Una frase involontaria,  detta così», «ancora oggi non mi spiego come sia possibile che  sia successo che questa storia sia venuta fuori». «Andare via da  Palermo - dice - mi ha fatto male. Nella vita tutti sbagliano.  Ma sono riuscito a mettere questa situazione da parte, a  ripartire». Poi promette: «Vorrei organizzare partite benefiche  per raccogliere fondi, qualunque cosa. Se la sorella di Falcone  volesse, io ci sono. Questa situazione è la cosa più brutta che  mi sia capitata nella mia carriera».     Nell'intervista parla anche della sua ammirazione per  Maradona: «Ho tatuato Che Guevara perchè lo avevo visto su  Maradona, ma non sapevo chi fosse Che Guevara. A casa ho  conservato il suo orecchino che ho comprato all'asta. Spero che  Equitalia non venga a prenderlo, mi manca solo quello. Non  parlerò mai male di lui, sia come calciatore che come persona.  Lui dice le cose in faccia. Non si tira mai indietro. Siamo  simili, siamo veri e sinceri. Il gesto dell'ombrello in Rai?  Quello è il vero Maradona. Un gesto da ridere. Diego è una  persona squisita e disponibile. Mio figlio, non a caso, l'ho  chiamato Diego». «Spero di tornare con il Lecce nel calcio che  conta - conclude -. Insigne del Napoli mi somiglia».

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