Palermo

Venerdì 22 Novembre 2024

Bisio arriva a Palermo: «I bambini riescono a dire cose che gli adulti non possono»

Un proiettore che non ha funzionato ed è saltato Diario di un maestro, il capolavoro di Vittorio De Seta previsto nel centenario della nascita del grande regista palermitano, nella sala a lui dedicata ai Cantieri culturali alla Zisa di Palermo. Dove le cose vanno sempre peggio, e non è la prima volta che chi si occupa di cinema a Palermo, l’ha denunciato. In questo caso è la direttrice del Centro sperimentale di fotografia, Costanza Quatriglio, a raccontare una serata che doveva essere gioiosa – domenica era la pre-apertura delle Giornate del cinema per la scuola, organizzate dai Ministeri della Cultura e dell’Istruzione con l’Ufficio Scolastico Regionale della Sicilia e l’IC Giuliana Saladino – e che invece ha visto gli spettatori delusi e gli organizzatori abbastanza arrabbiati. Il lavoro di Vittorio De Seta sarà comunque recuperato stasera (17 ottobre), al termine della proiezione del film L’ultima volta che siamo stati bambini, che segna l'esordio alla regia di Claudio Bisio, che incontrerà docenti e scuole a cui sono indirizzate le Giornate. Quello di Bisio è un film strano ma particolare, molto apprezzato anche da Liliana Segre: tratto dall’omonimo libro di Fabio Bartolomei, è la storia di quattro bambini nella Roma del 1943 sotto i rastrellamenti nazisti. Tra i bambini, Riccardo viene da un’agiata famiglia ebrea e quando, viene portato via dai tedeschi, i suoi amici decidono di ritrovarlo. Tre bambini che viaggiano soli in un’Italia stremata dalla guerra, e il loro percorso diventa un film bellissimo. «Avevo messo una riserva sul film, lo avrei fatto solo – racconta Claudio Bisio – se avessi trovato i bambini giusti. Ne ho visti più di cento, ma questi mi hanno colpito. Nel film riescono a dire cose che sulla bocca di un adulto sarebbero scorrette: la loro leggerezza, assurdità, sono meravigliose». È un film che sembra calato in queste ore. «Non era previsto che si facesse ora, ma quando le riprese sono partite, era già scoppiata la guerra in Ucraina: ricordo l’immagine di una bimba che aveva un leccalecca in bocca e un mitra in mano, l’ho tenuta sul mio screen per mesi, nostro malgrado stavamo facendo un film più attuale di quanto pensassimo». A Gaza le prime vittime sono bambini. «Questo non è un film ideologico, ma è un grido contro ogni guerra, questo sì, questi bambini in tre giorni diventano adulti». Prossima regia? «Non c’è, vorrei tornare a far l’attore, prima Zelig, poi in teatro, lo faccio benino e mi piace. Qui non ho voluto fare cose virtuosistiche, ho usato la macchina da presa ad altezza bambino, dovrà capitare una storia altrettanto bella per farmi tornare dietro la macchina da presa».

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