Da piccolo chiedeva a Babbo Natale le videocassette. La passione e l’amore per il cinema hanno guidato tutta la sua infanzia, in una terra complessa e che spesso inganna. Oggi, il suo primo lungometraggio, ‘’Dio non ti odia’’, è disponibile - tra le diverse piattaforme on demand - anche su Prime video. Fabrizio La Monica, regista indipendente siciliano, nasce a Palermo nel 1990. Alle spalle vari lavori e importanti collaborazioni. È nel 2017 che fonda Kàlama film, la sua casa di produzione con la quale in questo periodo sta lavorando al suo terzo lungometraggio. ‘Dio non ti odia’, l'opera che lo ha fatto conoscere nel panorama cinematografico indipendente italiano, nel 2019 ha vinto premi sia in Italia che in varie parti del mondo. Una passione che nasce da piccolo, quando vieni attratto dal grande schermo e dal suo fascino. Come si è sviluppata nel corso degli anni e che studi hai svolto? ‘’Fin da quando ho memoria ho sempre voluto fare cinema. Ero pieno di curiosità, appassionato di horror, fantasy, sin da piccolo. Mi affascinava anche la creazione di mostri e creature speciali. Con il tempo attraverso passione e studio sono riuscito a trasformarlo nel mio lavoro. Sono della scuola che ritiene che lo studio sia fondamentale, come in ogni disciplina artistica. Io ho studiato all’Accademia di Belle Arti a Palermo, ma già prima di iscrivermi realizzavo dei lavori. È la pratica il vero motore che alimenta una carriera. Il talento deve esserci, alla base, ma bisogna sapersi sporcare anche le mani. Sbattere la faccia contro i problemi che un set ti presenta’’. Quali sono state le difficoltà logistiche, strutturali e organizzative per la realizzazione di ‘’Dio non ti odia’’, il film che in un certo modo ti ha fatto entrare nel mondo del cinema? ‘’In realtà è stato un progetto più liscio di quanto pensassi. Venivo da un lungometraggio, amatoriale, che però mi aveva fatto fare le ossa. Grazie a quel film mi ero cimentato con la realizzazione dei costumi, degli effetti speciali e tutto. Una lavorazione che aveva portato via anni e anni. È stata una lunga e bella palestra. Dio non ti odia, che ho realizzato con la mia società, Kàlama film, è stato più semplice perché venivamo da un’esperienza più dura. Io amo le sceneggiature con pochi personaggi, preferisco fare delle cose molto intense, con pochi attori. Ci sono state delle difficoltà legate al clima o alla ricerca di determinate location. Ma eravamo una squadra, una bella squadra che aveva già lavorato insieme.’’ Per fare il regista bisogna avere un certo tipo di temperamento e una capacità da leader che spesso sono sottovalutate. Pensi di averli o devi adattarti a fare un ruolo che con la tua personalità entra in collisione? ‘’Il regista è il leader del set, assolutamente. Poi al livello indipendente c’è una scala gerarchica che va rispettata. E il regista è il vertice. È lui che ha la visione d’insieme e che coadiuva tutto. Avere una certa personalità aiuta molto. Quando un regista è timido e debole, la gente tendenzialmente è meno portata a rispettarlo. Non ho mai avuto scontri o difficoltà nelle mie esperienze. Sul lavoro sono molto buono ma ‘spietato’, ho sempre le idee abbastanza chiare. Poi mi metto sempre in prima linea. Se un attore deve sporcarsi di sangue, io sono lì con lui, pronto a farlo anche io. Non sono uno che si siede sulla sedia con il megafono e urla ordini.’’ Il cinema a Palermo e in Sicilia oggi. Tra difficoltà, giovani che vanno via e gente che ci crede. Sono tanti i lavori encomiabili di giovani registi che ci credono. Qual è la tua opinione al riguardo? ‘’Il cinema, fuori Roma, è difficile da far germogliare. Io stesso mi sono sentito dire da tante persone di dover partire e andare a Roma. Forse è vero, ma io ho deciso di voler dare qualcosa alla mia terra. Voler creare qui, dimostrare che anche in questa povera e disgraziata isola c’è tutto per poter fare dei bei lavori. Io insieme a molti altri siamo dell’idea che è giusto valorizzare la propria terra, anche se questa è ingrata. La Sicilia è una terra ingrata ma io non abbasso la testa. Stiamo faticando il doppio per avere la metà dei risultati, ma ho scoperto positivamente di non essere l’unico ad avere questa idea’’. A quale dei tuoi lavori sei affezionato? ‘’Questa è una domanda difficile. È un po’ come chiedere ad un bimbo se vuole più bene a mamma o papà (sorride, ndr). Io metto l’anima in ogni lavoro, ci metto amore, odio, stress. Nel mio cuore hanno tutti uno spazio identico. Forse in questo momento, ‘Dio non ti odia’, è il lavoro a cui sono più affezionato. È il mio prodotto distribuito più maturo, che mi ha fatto conoscere anche molte persone, che mi ha fatto vincere diversi premi". Fabrizio, tra 10 anni, quale obiettivo ti poni? ‘’Mi auguro di riuscire a consolidare quanto di buono io e il mio team stiamo realizzando adesso. Superare le difficoltà che le produzioni indipendenti hanno. Mi auguro di avere questa stessa vita ma con delle certezze economiche più solide. Adesso sono felice, faccio quello che amo e voglio continuare a farlo’. Nella storia di ''Dio non ti odia'', quanto c’è delle tue passioni da cinefilo ? E qual è stato il momento più bello del set? ‘’Non traggo ispirazione soltanto dal cinema, amo l’arte a 360 gradi. Traggo ispirazione dalla letteratura, dalla pittura, dai videogiochi. Per ‘Dio non ti odia’ c’è un mix di tutto quello che io amo, nella letteratura gotica e nel cinema. Due momenti sono stati molto belli: una volta dovevamo far truccare uno degli attori in modo particolare e siamo andati da Palermo a Misilmeri da una truccatrice. Abbiamo impiegato varie ore, era un make up molto complesso. Con l’attore truccato siamo arrivati fino ad Altavilla Milicia, è stato bello incrociare altre persone che ci guardavano davvero stupite. Sempre per ‘Dio non ti odia’, quando avevo una scena con tante comparse, quel giorno ero solo e dovevo vestire e gestire tutte le comparse. Abbiamo fatto forse la scena più bella di tutto il film. È stato bello e gratificante, si respirava aria di cinema". ‘’Il buio del giorno’’, il tuo prossimo progetto. ‘’E’ nelle fasi finali di post produzione e a brevissimo sarà pronto. E’ un lavoro diverso rispetto a quelli che ho fatto fino ad ora. È un thriller psicologico, una trama molto dura e forte. Non vedo l’ora di farvelo vedere. Vanto - in questo film - collaborazioni con alcune persone con le quali ho anche legato da un punto di vista affettivo, come Marco Balzarotti, noto doppiatore che presta la sua voce ad uno dei personaggi principali del film. Poi c’è il maestro Sergio Stivaletti, che nel campo dell’effettistica in Italia è uno dei più grandi. Ho avuto l’enorme orgoglio di lavorare insieme a loro. Ho delle aspettative alte, ci sono contributi importanti e sono tutti punti in più per noi e per il progetto’’