Non ha il numero 10 sulle spalle, quello è di Ranocchia, ma la sensazione è che il Palermo abbia appena trovato il tassello capace di dare una nuova dimensione al suo gioco. Non sono stati i minuti in campo a fare la differenza, ma le giocate: Palumbo, contro il Süditrol, con una progressione elegante e un passaggio millimetrico per Pohjanpalo, ha offerto un antipasto di ciò che potrà rappresentare in questa stagione. Un’azione in cui ha mostrato personalità, lucidità e un tocco sopraffino, qualità che non si improvvisano e che lo rendono un profilo diverso da chiunque altro in rosa. E ora potrebbe essere l’ora di una chance dall’inizio. Per i tifosi, abituati a vedere negli ultimi anni una squadra talvolta troppo prevedibile, è stato un lampo di classe pura, di quelli che accendono la fantasia. Il percorso di Palumbo a Palermo non è iniziato in discesa. Giocatore abituato a partire titolare in tutte le squadre in cui ha militato, con numeri che certificano la sua centralità tecnica – oltre 100 presenze tra Modena e Ternana nelle ultime tre stagioni, con continuità assoluta – si è trovato a dover ricominciare quasi da zero. L’arrivo tardivo, a ritiro già iniziato, lo ha costretto a un lavoro extra per raggiungere il livello dei compagni. Inzaghi non gli ha fatto sconti. Così Palumbo ha dovuto accettare un ruolo momentaneo di subentrante, con appena pochi spezzoni disputati. I segnali che il suo momento stesse arrivando erano già emersi dopo la sosta, quando il centrocampista ha potuto lavorare con continuità dal punto di vista atletico. Contro il Südtirol è arrivata la prima vera occasione per incidere, e Palumbo non se l’è lasciata sfuggire: ha dato ordine al possesso, ha mostrato letture da veterano e ha illuminato il gioco con un gesto tecnico che ha lasciato il segno. In quel passaggio filtrante si è condensata la sua cifra calcistica: pensiero rapido, tecnica raffinata e capacità di alzare immediatamente la qualità del palleggio. Non è un caso che nelle ultime due stagioni abbia messo insieme 13 assist, numeri che certificano la sua predisposizione a servire i compagni meglio piazzati e a essere il collante tra centrocampo e attacco. La sua duttilità tattica rappresenta un ulteriore valore aggiunto. Nasce trequartista, posizione che esalta la sua visione e la sua creatività tra le linee, ma può adattarsi con efficacia anche da mezzala, dove abbina inserimenti e capacità di cucire il gioco, oppure da seconda punta atipica, ruolo che gli permette di muoversi tra le maglie della difesa avversaria con libertà. Questa polivalenza offre a Inzaghi soluzioni preziose. Il Palermo, del resto, aveva bisogno di un calciatore con queste caratteristiche. Negli ultimi anni alla squadra mancava quel tocco di imprevedibilità, la giocata fuori copione in grado di scardinare difese chiuse o di dare la svolta in un match bloccato. Palumbo incarna esattamente ciò che serviva: un elemento capace di alzare il livello della manovra e di rendere più imprevedibile una formazione che spesso aveva faticato a trovare alternative al gioco codificato. In vista della sfida con il Bari, Inzaghi dovrà calibrare bene le scelte, anche alla luce di un calendario fitto. In difesa ci sarà continuità: Joronen resta il punto fermo tra i pali, con Bani e Ceccaroni ancora centrali di riferimento e Peda pronto a garantire solidità sul centrodestra in assenza di Diakité, che non dovrebbe rientrare neppure nell’elenco dei convocati. Sulle corsie laterali conferme per Pierozzi e Augello, chiamati a garantire spinta ma anche equilibrio. In mezzo, Ranocchia si conferma elemento insostituibile, mentre Gomes potrebbe ritagliarsi spazio dal primo minuto per permettere a Segre di rifiatare dopo l’avvio a pieni giri. In attacco sono attese novità significative: Brunori è pronto a riprendersi il posto da titolare dietro Pohjanpalo, che resta la certezza offensiva della squadra. Gyasi, sempre presente nelle prime gare, dovrebbe iniziare dalla panchina per rifiatare. E sulla trequarti, la grande novità potrebbe essere proprio l’inserimento di Palumbo dal primo minuto.