Se c’è qualcosa che non mente sono i freddi numeri. E quelli del Palermo sono orribili a questo punto del campionato. Trentadue punti in classifica dopo ventisei giornate con una media di 1,23 a partita. Solo otto vittorie a cui fanno da contraltare altrettanti pareggi (alcuni risicati, altri beffardi) e soprattutto dieci sconfitte (tante contro squadre di levatura modeste). Ventinove gol segnati e ventisette subiti (otto negli ultimi 360’). Due punti nelle ultime quattro partite, due vittorie da inizio 2025 (nelle prime due gare). Poco, troppo poco per una squadra che era stata concepita per vincere il campionato di Serie B e che a gennaio è stata rinforzata con giocatori che sono costati soldoni e che hanno ingaggi da Serie A (come del resto tanti altri che già c’erano).
Di fronte ad un disastro simile, non rendersi conto di dove sta finendo il Palermo è grave, perché dopo ogni passo falso - pareggio o sconfitta che sia - si cercano sempre scuse e soprattutto si guarda la classifica ancora con la puzza sotto il naso. Alla fine della partita con il Mantova, a chi gli domandava se fosse preoccupato per la classifica e se temesse di finire invischiato nella zona play-out, Dionisi ha risposto quasi infastidito, dicendo che si vuole essere a tutti i costi negativi. Il tecnico sbaglia, perché quella domanda sulla classifica è legittima ed è figlia della triste realtà di cui parlano i numeri iniziali. E se il Palermo si trova lì, la colpa è pure sua.
Siamo convinti anche noi che il Palermo non lotterà per evitare i play-out, ma siamo altrettanti convinti - come tutti quei tifosi che hanno fischiato sonoramente Dionisi - che ciò potrà avvenire solo se il Palermo somiglierà ad una vera squadra da qui alla fine del campionato. Non tutto ancora è perduto (ma quasi), a Dionisi restano ancora tredici partite per smentire i pessimisti ed evitare domande come quelle di domenica scorsa. A cominciare già dalla prossima sfida in casa del Cosenza ultimo in classifica, dove ci sarà un clima niente male.
Nonostante i quattro punti buttati via con lo Spezia e il Mantova e nonostante i tifosi ormai hanno votato per l’esonero (dopo la contestazione ad personam, ieri è spuntato anche uno striscione degli ultrà allo stadio che invitava il tecnico a farsi da parte), Dionisi è riuscito a tenersi la panchina. Per mancanza di alternative probabilmente (gli allenatori liberi sono pochi e quelli che convincono anche meno e pure costosi), ma forse perché a Manchester sono già stanchi di cambiare. Le sostituzioni in corsa non rientrano nella filosofia della proprietà che già si è piegata con l’avvicendamento Corini-Mignani la stagione scorsa e con quello fra De Sanctis e Osti quest’anno. Adesso si vorrebbe fare a meno di ricorrere all’uso dello strumento dell’esonero, confidando magari su un colpo d’ala finale dello stesso Dionisi che, fin qui, non è riuscito a dare un’identità alla squadra e a valorizzare la «merce» che gli è stata consegnata dalla società.
Nessuno ha mai avuto pregiudizi contro Dionisi, nemmeno quei 18 mila che domenica l’hanno fischiato e invitato ad andare via, ma il tecnico nelle ultime due settimane ha fatto di tutto per farsi mettere sul naso anche dal più paziente dei tifosi. Al Picco, contro lo Spezia, è riuscito a fare danni con il cambio Nikolaou-Baniya, mandando allo sbaraglio il povero centrale greco. Con il Mantova, con la squadra in inferiorità numerica che aveva chiuso gli avversari nella loro metà campo, ha tirato fuori Pohjanpalo nel momento più caldo. Per carità, continuare a giocare con tre attaccanti con un uomo in meno poteva essere davvero rischioso, ma la sostituzione del giocatore che fino a quel momento aveva tenuto in vita il Palermo è stata vista come uno schiaffo dai tifosi che, infatti, da quel momento in poi hanno bersagliato il tecnico. Non rendersi conto di tutto questo è come non percepire la preoccupazione per la classifica.
Dionisi per sua fortuna ha ancora tempo per mettere malta nella classifica del Palermo e - chissà - anche per riprendersi la stima dei tifosi, ma è chiaro che da domenica prossima non può davvero più sbagliare. Un passo falso contro il fanalino di coda potrebbe cambiare anche la prospettiva di Manchester. E dare ragione ai tifosi.

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