Il rientro con la fascia al braccio, il gol dopo sette mesi di digiuno, la seconda vittoria consecutiva in trasferta dopo Cremona: quello di Castellammare di Stabia è stato il pomeriggio perfetto per Segre, che si è lasciato alle spalle un’estate travagliata causa infortunio e si è ripreso il Palermo alla prima occasione da titolare. Difficile immaginare di vederlo nuovamente fuori dall’undici di partenza, anche se Dionisi ha già dimostrato che tutti possono ambire a un posto dal primo minuto e che pure i giocatori più rappresentativi (Brunori in primis) possono iniziare dalla panchina. Il ritorno a pieno regime del numero 8 durante la sosta era fondamentale per aggiungere imprevedibilità al centrocampo dei rosa: proprio i suoi movimenti senza palla hanno mandato in tilt le «vespe», costrette a raccogliere in fondo alla rete il pallone da lui scagliato sul cross di Pierozzi (con leggera, ma decisiva, deviazione di Di Francesco). Il gol gli mancava dal 2 febbraio, quando punì il Bari con la settima marcatura stagionale: al Menti Segre ha ripreso da dove aveva lasciato, candidandosi ancora una volta a un ruolo da protagonista nell’elenco dei marcatori del Palermo; l’anno scorso chiuse a 7, solo Brunori fece meglio con 17. Il legame con la piazza si è consolidato in estate con il prolungamento del contratto fino al 2027, non prima che la dirigenza abbia bloccato sul nascere il dialogo con alcune società che avevano chiesto informazioni per lui (Pisa, Cagliari e Salernitana tra le altre): il problema al ginocchio patito in amichevole contro la rappresentativa di Sondrio gli ha impedito di partecipare attivamente al ritiro, rivelandosi più grave del previsto e tenendolo fuori anche nelle prime giornate di campionato. La sua assenza si è rivelata pesantissima fin da subito: tolto l’exploit di Parma in Coppa Italia, contro Brescia e Pisa i rosa sono apparsi costantemente in affanno soprattutto a centrocampo, dove senza la rapidità del numero 8 si sono spesso trovati in inferiorità numerica contro i pari ruolo avversari. Il suo rientro ha garantito più equilibrio tra fase difensiva e offensiva, ma soprattutto fornito a Dionisi un’arma fondamentale per creare scompiglio nel gioco aereo: contro la Juve Stabia Segre non ci ha messo la testa, marchio di fabbrica del 2023/24 con 6 gol su 7, ma la retroguardia dei padroni di casa ha testato sulla propria pelle la consapevolezza di avere di fronte uno dei più grandi incursori tra i cadetti. Anche nel lavoro in fase difensiva l’ex Torino ha saputo dettare legge, dimostrandosi fondamentale nei recuperi e negli strappi palla al piede perfino nel momento in cui, nell’ultima fase di gara, la stanchezza sembrava poter prendere il sopravvento: sabato ritroverà il Barbera, che lo ha già applaudito nei 22’ giocati contro il Cosenza ma che adesso urlerà il suo cognome già nella lettura delle formazioni. La speranza di Segre e compagni è trovarsi di fronte uno stadio pieno, che possa rivelarsi una pedina essenziale nel trascinare il Palermo a un traguardo importante: la vittoria del Menti ha cancellato gran parte delle difficoltà di inizio campionato, ma andrà confermata nelle prossime uscite e certificata da una classifica di vertice. Sabato arriva il Cesena dell’ex Mignani, sotto la cui guida il numero 8 non è riuscito a rendere al massimo dei suoi standard: nessun gol (ma comunque due assist) nelle dieci partite in cui ad allenare i rosa c’era l’attuale tecnico dei romagnoli, che in tre occasioni ha anche lasciato Segre fuori dall’undici titolare decidendo di provare altre soluzioni nel suo 3-5-2. Con Dionisi il feeling sembra già sbocciato, benché il tempo a disposizione per lavorare insieme sia stato abbastanza limitato: il gol sarà sicuramente un’iniezione di fiducia per un futuro che vede i rosa ancora costretti a inseguire in classifica, ma comunque sulla buona strada (7 punti in tre partite, prestazione offensiva di livello a Castellammare) per la risalita. Lo step successivo potrebbe essere, auspicabilmente ancora in maglia Palermo, quella Serie A che Segre ha solo accarezzato durante l’esperienza a Torino: per lui solo dieci partite tra 2020 e 2022, ma sempre con un ruolo di rincalzo. Nei rosa è invece diventato un punto fermo fin da subito e adesso sogna il traguardo più prestigioso, con l’auspicio che i suoi gol si rivelino fondamentali per ottenerlo.