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Ranocchia prende la maglia numero 10 e con la mente vola a Miccoli: «In questo Palermo voglio essere un leader»

Il centrocampista è carico per la stagione: «Proverò a dare una grande mano alla squadra». Positivo l’impatto con Dionisi: «Lo seguiamo, siamo pronti a tutto»

Filippo Ranocchia in ritiro a Livigno

Ranocchia come Cappioli. Il ruolo è più o meno lo stesso. E da ieri mattina anche il numero: 10. La speranza dei tifosi è che il centrocampista perugino possa rivelarsi un trascinatore verso la A, come lo fu oltre vent’anni fa Cappioli, quando riportò in B la squadra rosanero.

Era il Palermo di Sensi, prima dell’avvento di Zamparini, che a distanza di qualche anno avrebbe regalato ai palermitani il 10 più forte della storia del club, vale a dire Miccoli: «Nei giorni scorsi Di Mariano ha espresso il desiderio di cambiare maglia – racconta Ranocchia, durante la conferenza stampa di Livigno – e a me è sempre piaciuta la numero 10. Avrei sempre voluto prenderla, anche in passato. Finalmente ne avrò l’opportunità. Indossarla in un club importante come il Palermo sarà ancora più speciale, anche se poi conta quello che si fa in campo. So che evoca un certo tipo di giocatori. Il primo nome che mi viene in mente, se penso alla 10, è proprio Miccoli che ha fatto la storia di questo club: sarebbe bello ripercorrere le sue orme, ma è ovvio che siamo due giocatori molto diversi. Io cercherò di onorarla a modo mio, per quelle che sono le mie caratteristiche, con rispetto, impegno quotidiano e senza fare paragoni».

Con Dionisi, Ranocchia tornerà ad agire da mezzala dopo la parentesi da regista nell’interregno di Mignani: «È un ruolo che mi piace molto – sottolinea –, credo possa esaltare le mie caratteristiche, ho possibilità di spingermi in avanti e mi vengono assegnati compiti a tutto campo». L’ex Empoli sta lavorando anche per diventare uno dei leader del nuovo Palermo: «Sì, ambisco ad una crescita a 360 gradi – sottolinea – vorrei dare una grande mano alla squadra per raggiungere quei traguardi che ci siamo prefissati. Dionisi sin dal primo giorno di lavoro ci ha chiesto disponibilità, entusiasmo e propensione al sacrificio. Stiamo lavorando bene, lo seguiamo e siamo pronti a recepire le sue richieste tattiche».

La passata stagione l’impatto del centrocampista perugino con il mondo Palermo è stato straordinario. Ranocchia è arrivato a gennaio dalla Juventus (anche se militava nell’Empoli, sempre in A): alla sua prima apparizione, a Catanzaro, destò subito un’ottima impressione, andando vicino al gol. A seguire arrivarono quattro reti in altrettante partite, contro Bari, Feralpisalò, Como e Cremonese, nel momento migliore della squadra di Corini. Un rendimento che aveva fatto pensare che il Palermo avesse trovato l’uomo giusto e la quadratura del cerchio per ottenere alla promozione. Poi però – dopo il pari-shock di Cremona – la squadra è crollata psicologicamente e poche settimane dopo Ranocchia si è fatto male, complicando ulteriormente le cose al Palermo: «In effetti il mio esordio – ricorda – è stato molto positivo. Ma io lavoro ogni giorno affinché quello non rimanga qualcosa di straordinario, ma diventi la normalità». Ranocchia ha fatto intravedere qualità enormi: visione di gioco, tiro da fuori, capacità di inserimento e personalità, tutte caratteristiche che hanno fatto innamorare subito i tifosi del Palermo che contano moltissimo sul suo apporto per raggiungere la Serie A. Rispetto alla passata stagione, però bisogna trovare continuità di prestazione e di risultati: «Dobbiamo approcciare le partite con la concentrazione giusta – dice Ranocchia – non dobbiamo ripetere gli errori dell’anno scorso, come per esempio nella gestione del vantaggio. C’è uno zoccolo duro importante, non so chi arriverà dal mercato, ma i giocatori a disposizione del mister sono ottimi. In questi primi giorni di ritiro ho visto un gruppo determinato, che vuole raggiungere grandi traguardi». Oggi pomeriggio, la prima amichevole: «È una partita che arriva dopo una settimana di ritiro, dobbiamo mettere dentro benzina, assimilare le idee che sta cercando di trasmetterci l’allenatore e andare oltre il limite dal punto di vista fisico. Un test che servirà anche per conoscerci meglio».

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