Nel calcio i numeri dicono tutto. E se erano impietosi quelli dell’ultimo Corini, lo stesso vale per i primi di Mignani. Tre punti in quattro partite, 4 gol fatti e cinque subiti: troppo poco per una squadra che a parole vorrebbe spaccare il mondo e poi in campo diventa di pasta frolla. L’ultima sconfitta con la Reggiana ha un sapore antico, è stato come riavvolgere il nastro e ritornare appunto all’era Corini, quando il Palermo risuscitava tutti. L’«impresa» adesso è riuscita anche a Mignani che ha ridato ossigeno ad una squadra che stava annegando. I play-off sono ancora a portata di mano, però così non si va da nessuna parte. Se il Palermo non cambia registro in fretta, gli spareggi dureranno quanto un battito d’ali di una farfalla. Dunque, urgono riflessioni e serve anche una presa di coscienza dei giocatori che sono i primi colpevoli di questa situazione. Il Palermo così come è stato disegnato da Mignani non funziona, negarlo sarebbe come fare un torto a se stessi. Il Palermo in estate era stato costruito per giocare con il 4-3-3, il 3-5-2 quindi sembra un abito poco adatto per questa squadra. Mignani ha deciso di rinforzare l’argine per evitare che la diga collassasse come accadeva con Corini, ma i fatti dicono che si fa fatica anche dietro. Se con Cosenza e Parma si era rischiato poco (la prima partita con la Samp non fa testo perché il nuovo tecnico era arrivato da due giorni), contro la Reggiana s’è rivisto il vecchio festival degli orrori. Con un’aggravante: il Palermo in avanti non punge più come una volta. Ovviamente non ci sono pretese di fare gli allenatori, ma qualcosa va cambiata. A maggior ragione dopo l’infortunio di Di Mariano, che è l’unico capace di fare il quinto a destra a tutta fascia. Buttaro ha volontà, ma quello non è il suo ruolo. E la soluzione Segre è un’eresia: il n. 8 deve giocare in mezzo al campo e dal primo minuto possibilmente. Anche a sinistra poi non si sciala, Lund è cresciuto nelle ultime settimane ma non ha dimestichezza con un ruolo che impone un notevole dispendio di energie. In più gli manca anche il cambio naturale, visto che Aurelio è infortunato. Ecco, già solo per questo si dovrebbe virare su qualcos’altro. Chissà se Mignani la pensa alla stessa maniera. Nella foto di Tullio Puglia, Di Mariano lascia il campo in barella dopo l'infortunio subito durante la partita con il Parma