La promozione diretta ormai si vede con il binocolo, la squadra prosegue nelle difficoltà a rialzare la testa nei momenti emotivamente più duri e il pubblico ha esternato una volta di più i malumori nei confronti dell’allenatore, ma la linea del City Group non cambia di una virgola: si continua con Corini fino a fine stagione con l’auspicio di salvare il salvabile, poi a fine anno le parti si separeranno e il Palermo ripartirà da zero con un nuovo progetto, sia esso in A o in B. Lo 0-3 con il Venezia ha segnato il punto più basso dall’avvento della proprietà di Manchester: mai in un anno e mezzo i rosa avevano perso così nettamente al Barbera, mai erano arrivati fischi già a fine primo tempo (con i lagunari avanti 0-2 e più volte vicini al terzo gol), mai si erano sentiti applausi così convinti nei confronti di un avversario come avvenuto venerdì con Pohjanpalo. Un insieme di fattori che però non sembrano trovare riscontro negli uffici del CFG: l’avvicendamento in panchina, con buona pace di uno stadio che quasi per intero ha chiesto al tecnico di andarsene con cori e fischi, non è un’opzione sul tavolo. Lo stesso Corini, interpellato nel postpartita, non ha neanche preso in considerazione l’ipotesi delle dimissioni, sottolineando di sentire intorno a sé la fiducia di giocatori e società e dicendosi pronto a preparare al meglio il finale di stagione. È chiaro tuttavia che la strada è tutta in salita: contrariamente a quanto avvenuto dopo la sconfitta di novembre con il Cittadella, questa crisi è molto più profonda e arriva in un momento in cui il campionato sta prendendo un indirizzo chiaro. Con sole otto partite da giocare appare troppo lontana la promozione diretta, ma anche per terzo e quarto posto servirebbe un autentico miracolo: il Palermo fragile e quasi arrendevole visto contro il Venezia (ma anche in precedenza con Ternana e Brescia) non sembra avere gli strumenti tecnici, atletici ed emotivi per compierlo, nonostante un pubblico che anche venerdì ha risposto in massa per provare a trascinare la squadra a una nuova impresa. I fischi che hanno accompagnato l’uscita dal campo, pur avendo Corini come esplicito destinatario, erano implicitamente rivolti anche a giocatori e società: ai primi viene rimproverato il crollo in classifica, arrivato anche per errori dei singoli e incassato quasi senza reagire nonostante l’illusione della vittoria di Lecco, alla seconda un silenzio sempre più assordante di fronte alla mancanza di risultati e a un gioco che, in 69 partite con il tecnico di Bagnolo Mella, non è mai apparso brillante e accompagnato da una costanza di rendimento. Al netto dei malumori della piazza la strada è dunque tracciata e mette in scena un film visto e rivisto: nelle due settimane di sosta non ci sarà alcun ribaltone, ma solo un ulteriore tentativo di calmare le acque e ritrovare la compattezza necessaria per fare risultato pieno già il 1° aprile a Pisa. È questa l’unica certezza in mezzo a tante incognite: il progetto tecnico avviato ad agosto 2022 con Corini andrà fino in fondo, poi a campionato finito si tireranno le somme e si deciderà con quale allenatore e quali giocatori ripartire. All’organico attuale toccherà la missione più difficile: rimettere insieme i cocci e gettare il cuore oltre l’ostacolo per non perdere ulteriore terreno in zona play-off e soprattutto non incrinare ulteriormente il rapporto con il popolo rosanero, che dal secondo tempo con la Cremonese sta vivendo un incubo che mai avrebbe immaginato fino a pochi minuti prima. Al 45’ della gara dello Zini il Palermo aveva centrato l’aggancio al secondo posto, mentre adesso lo osserva a distanza di otto punti, con l’ulteriore onta di aver perso lo scontro diretto favorevole con il Venezia dopo aver espugnato 1-3 il Penzo a settembre: l’ennesimo indice di una squadra con troppi sbalzi d’umore, dove gli unici a tirare dritto con un’imperturbabilità ai limiti del surreale sono i vertici societari. Se la scelta è giusta o sbagliata sarà solo il campo a decretarlo.