Prove tecniche di volo. Oggi a Piacenza, dove la Feralpisalò gioca le sue partite interne, il Palermo ha una missione precisa: confermare che il nuovo corso è davvero iniziato col mercato di gennaio, con i nuovi arrivi e con una diversa consapevolezza dei propri mezzi. Deve confermarlo a sé stesso, agli oltre duemila tifosi che gremiranno lo stadio Garilli sovrastando probabilmente per numero i fan avversari ma anche a tutto il popolo rosanero. Che attende trepidante il successivo doppio confronto con Como e Cremonese per capire se la promozione diretta in Serie A è qualcosa di più di un sogno. Una missione che presuppone nervi saldi e lucidità per affrontare un avversario facile solo se si guarda la classifica, ma che arriva a questa gara contro i rosa forte di numeri che impongono attenzione e umiltà. Sarebbe un errore fidarsi del ricordo dell’andata, quando i bresciani furono travolti al Barbera: oggi la Feralpisalò è un’altra squadra, come se dal 16 dicembre avesse iniziato un nuovo campionato. Da quel giorno, quando superò la Cremonese, la squadra di Zaffaroni (che a ottobre ha preso il posto di Vecchi) ha messo insieme quattordici punti in sette partite, uno in meno della Cremonese che ha fatto meglio di tutti nello stesso periodo, uno in più di Palermo e Parma. Ed è reduce da un pareggio sul campo di Reggio Emilia ottenuto in nove uomini, dopo una rimonta generosa e coraggiosa. Se la settimana scorsa alla vigilia della partita col Bari scorgemmo i segnali di una gara agevole per il pessimo stato di salute degli avversari oggi ci sentiamo di dire che per vincere a Piacenza servirà il miglior Palermo possibile. Un Palermo che sappia aggredire come ha fatto inizialmente a Catanzaro senza offrire spazi alla rapidità di una squadra che nelle ultime sette gare, a conferma della sua condizione, ha segnato diciassette gol. Puntando sulla compattezza del gruppo e sulla imprevedibilità di Mattia Felici, un giovane forse sottovalutato dal Palermo che sta facendo la differenza con le sue accelerazioni sulla fascia sinistra. Le assenze per squalifica di Butic in avanti e di Fiordilino a centrocampo tolgono qualcosa alla squadra di Zaffaroni ma oggi il principale ostacolo sarà lo spirito combattivo dei bresciani, che lottano disperatamente per restare in B dopo una disastrosa partenza. Servirà un Palermo operaio, votato alla sofferenza e alla battaglia, che sappia però sfruttare al meglio la sua superiorità tecnica in ogni zona del campo. Servirà un Palermo che sappia confermare i progressi delle ultime tre settimane, fondati sull’inserimento di Filippo Ranocchia, che giocando tra le linee nella posizione di centrocampista avanzato con la sua tecnica e la sua fantasia ha reso fluida e più armonica la manovra della formazione di Corini; come se a un’orchestra sinfonica fosse stato aggiunto uno strumento indispensabile per seguire il tempo. Attorno a Ranocchia girerà una squadra che da qualche settimana ha trovato la sua definizione, con questo 4-2-3-1 che se in linea teorica potrebbe offrire qualche spazio in mezzo al campo garantisce più soluzioni in avanti grazie al lavoro di Ranocchia alle spalle di Brunori. Un modulo a cui Corini è arrivato dopo molti esperimenti, che può essere ancora più efficace se crescerà il rendimento degli esterni offensivi. A costo di sembrare ripetitivi non smetteremo mai di dire che Di Francesco, Insigne e Di Mariano possono dare di più. Non è un dettaglio perché la promozione in A passa proprio dalla loro capacità di essere decisivi. Finora solo abbozzata. Ed è proprio qui che resta l’unico dubbio sulla formazione odierna. A destra giocherà Insigne o Di Mariano? Nessuno dei due ha sovrastato il diretto competitor ma per la legge dell’alternanza e per i due cross-assist contro il Bari il palermitano ha qualche possibilità in più di giocare dall’inizio. Per il resto la squadra che ha travolto i pugliesi, con Gomes e Segre intoccabili in mezzo al campo; una squadra in cui Diakitè s’è preso subito il posto di titolare a destra. Peraltro oggi mancherà Graves per una botta alla tibia. Al debutto per Diakitè è stata una festa in una partita tutta in discesa, oggi servirà più attenzione sulle percussioni di Felici che come ben sappiamo è micidiale in contropiede. Una squadra che assieme ai punti sembra avere trovato l’entusiasmo che è mancato nella seconda parte del girone di andata. Col Bari è riuscita a non prendere gol dopo una lunga serie di errori difensivi, ora serve una vittoria in trasferta, magari con un gol di Chaka Traorè che scalpita in attesa della sua occasione. Per poi dare la «caccia» a chi sta davanti. Nella foto di Tullio Puglia Segre saluta il pubblico inseguito da Ceccaroni dopo la marcatura al Bari