Da Palermo al Belize... e di nuovo a Palermo. Forse. «Se vogliono una ruota di scorta, io ci sono». Sembra avere il dono dell’umiltà, Nunzio D’Angieri, affettuosamente soprannominato «Pupi», quasi a rimarcare le sue origini siciliane. Il nonno, Nunzio Lo Nardo, era proprio palermitano. Si narra addirittura che fosse direttore del Teatro Massimo: «Ma questo lo diceva lui - ribatte D’Angieri - io non lo so». Leggende metropolitane a parte, se si sente siciliano «è grazie a lui». E da siciliano, D’Angieri s’è interessato al Palermo. Anche se sarebbe più corretto dire il contrario: «Il dottor Mirri, un uomo di una signorilità straordinaria, mi ha espresso la volontà di cedermi il club. Ci siamo incontrati due settimane fa a Milano, alla pasticceria Cova, ma a me l’operazione può interessare solo se dentro c’è lo stadio. Perché altrimenti una squadra di calcio non si può finanziare, deve essere un centro di attrazione». Quasi una frenata rispetto alle voci che si sono susseguite negli ultimi giorni. Si parlava addirittura di un nuovo incontro con il presidente rosanero in questo fine settimana, ma è lo stesso D’Angieri a negare ulteriori faccia a faccia con Mirri: «Ci siamo visti solo un paio settimane fa, poi non sono più venuto. Ma mi ha mandato una bella fotografia». Da lì, ogni altro discorso relativo al suo potenziale investimento sul Palermo, si è congelato: «Investire in Italia, oggi, non è semplice. Noi abbiamo un fondo di famiglia, dentro sono entrati altri fondi importanti, in Belize e nel Delaware. Se poi si è interessato Mansour del City Group, credo che lui sappia fare calcio meglio di me. Il club è molto interessante perché apparentemente non ha debiti, ma al momento ho detto a Mirri di aspettare. Avevo parlato con Braida per darmi una mano, eventualmente, ma se arriva Mansour, bisogna pur riconoscere i propri limiti... Se non succede nulla, vedremo». Come un qualunque tifoso del Palermo, dunque, un ingresso del City Group nel club rosanero è tra i sogni anche dell’ambasciatore D’Angieri, o meglio, «dell’ambasciatore per gli affari europei del Belize, con sede a Londra, perché l’ambasciata ufficiale italiana non esiste più». La diplomazia prima di tutto, anche in famiglia: «Mio figlio Stefan è titolare presso la Santa Sede e mia moglie Wendy è console generale del Belize in Italia». Ma non finisce certo qui. Di Arafat è stato «banchiere, consigliere e negoziatore per 22 anni», tanto da ritrovarsi in Sicilia «per la questione Abu Abass a Sigonella». Un legame che torna sempre, quello con l’isola: «Mio nonno è emigrato da Palermo a Torino e ha sposato una donna ebrea, da lì è dovuto scappare nel 1942. Ho ancora le sue valigie di quand’è scappato. Chi diede i passaporti a mia nonna fu il braccio destro di Gianni Agnelli, di cui sono stato molto amico. È andato negli Usa e poi in Belize, noi veniamo proprio da lì». D’Angieri vanta persino conoscenze con Papa Francesco, quando era «solo» Jorge Mario Bergoglio. In più gli hanno attribuito flirt che vanno da Lady D a Nancy Brilli, ma questi li smentisce seccamente: «Dico sempre a mia moglie che sono vittima del sistema, mi fotografano con delle persone a cena e creano storie... Sono felicemente sposato con un’ex top model di Chanel, voglio dire».