Il vecchio Palermo doveva chiudere bottega «almeno dal 30 giugno 2016» (con un buco da 21,56 milioni) e «le illecite condotte degli amministratori» hanno causato danni per non meno di 16 milioni di euro. Come si legge in un articolo di Benedetto Giardina sul Giornale di Sicilia in edicola, il commercialista Giovanni La Croce, nominato dal Tribunale palermitano lo scorso 15 luglio per un’ispezione sui conti societari, non ha dubbi: «Non esiste altro rimedio che il fallimento». Ventisette pagine che pesano come macigni sulle spalle di Zamparini e Tuttolomondo, quelle della relazione preliminare che La Croce avrebbe dovuto depositare entro il 30 novembre. Ha preferito accelerare i tempi, invece, «in considerazione della gravità delle irregolarità riscontrate» e del deposito «di ben nove istanze di fallimento». Non solo quella dei pm, per la quale oggi si terrà la prima udienza, ma anche quelle dei calciatori e di altri creditori.